Siete pronti ad innamorarvi ancora una volta? A riscoprire quella stupida sensazione di leggerezza che porta a camminare sollevati un metro da terra? Se è così questo EP degli Echolyn fa per voi, perché è magico: quattro canzoni acustiche di una bellezza cristallina introdotte dalla voce della piccola Sarah Jane, l'età dell'innocenza come il disegno in copertina.  Appena quattro brani che si schiudono inarrestabili come i boccioli dei fiori in primavera incuranti delle bizze del tempo e senza bisogno di aggiunte o additivi chimici.

 I cinque Echolyn percuotono le pelli, arpeggiano le chitarre, soffiano in sassofoni e flauti, sfregano gli archetti sui violini, traggono accordi dal pianoforte a coda, a volte cantano a cappella...Insomma non hanno bisogno dell'elettricità e potrebbero essere, visti i prezzi del petrolio, il gruppo del medioevo prossimo venturo che ci attende.

 Deve essere stata dura per i cinque ragazzi di Philadelphia, impegnati a mezzo servizio con lavori di postino, falegname, contabile, darci dentro con gli strumenti in un genere poco amato negli Stati Uniti. Per i loro primi due eccezionali dischi autoprodotti nel biennio 1991- 1992 hanno fatto scomodare paragoni con i Gentle Giant e i Genesis ma questo piccolo gioiello di una quindicina di minuti li restituisce alla loro dimensione naturale: una perfezione acustica inarrivabile e senza compromessi.

" ...This is an happy song" recita la vocina di Sarah Jane e invece con "Brigth sides"siamo catapultati nel malinconico mondo degli Echolyn, una ballata condotta da piano e violino come se a Gabriel &Co. del periodo d'oro avessero staccato la spina. Ecco che comincia il gioco della memoria, mi sembrano...mi ricordano...ma niente di più sbagliato perché puoi ricordare qualcuno eppure non sei lui. Una memoria è una cosa mentre una vera esperienza è un'altra.

 Gli Echolyn mettono in campo la cavalleria leggera che tende gli archi in "Ballet for a Marsh" senza alcun tentativo anacronistico di far rivivere l'epoca d'oro del progressive degli anni settanta. Infatti con "Lunch in the sun" si cimentano in una song notturna che percorre le strade della città durante l'esplosione del caldo estivo attraversato dall'improvviso brivido di un cristallino assolo di tromba. La chiusura di "Blue and Sand" affidata a piano, chitarre, percussioni, sussurri e grida è una sfida a colpi di fioretto ai giganti borchiati di metallo che si aggirano attorno a loro con aria truce.

 Ogni tanto staccate la spina, ascoltate gli Echolyn.

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