Chi ha amato i Ritmo Tribale, lo ha aspettato per 14 lunghi anni e lui è tornato, come se nulla fosse successo, durante questi anni di pettegolezzi, parole, smentite, voci che hanno detto tutto e il contrario di tutto sulla sua scomparsa dalle scene. Ma oggi giovedì 10 Settembre 2009, ho tra le mani il suo primo lavoro solista che in un sol colpo spazza via anni di chiacchiere. Ora è giusto parlare di questo stupendo lavoro, perchè è lo stesso Stefano Rampoldi a raccontarci, denudandosi completamente, i suoi ultimi quindici anni di vita.
"Semper Biot", sempre nudo e così sia. Un disco , il cui titolo dice tutto. Edda attraverso 12 acquerelli poetici nelle criptiche liriche e scarni musicalmente si denuda completamente, compiendo un favoloso lavoro di taglio che dona alle canzoni quella magia che la sua ineguaglibile voce trasforma in qualcosa di unico, almeno qui in Italia.
Canzoni di sofferenza, tristi ma piene di vita vissuta sempre ai margini, piccoli affreschi di poesia metropolitana che metteno a nudo sentimenti, amori, illusioni di vita che in batter d'occhio si trasformano in disillusioni, speranze, domande esistenziali che sembrano non avere risposte o se le hanno non corrispondono mai alle tue aspettative. "Semper Biot" non è un disco facile. Ti penetra piano piano fino a quando dietro ai testi trovi piccoli frammenti di altre canzoni,frasi dialettali, citazioni e riferimenti che ad un primo ascolto lasciano disorientati.
Aiutato Dagli amici Walter Somà, con cui ha scritto gran parte delle canzoni e da Andrea Rabuffetti per la parte prettamente musicale, questo disco lascia completamente da parte l'elettricità dell'ultimo Edda conosciuto, quello che cantava su "Psychorsonica" (1995) dei Ritmo Tribale per sposare un suono completamente acustico fatto di chitarre acustiche, mandolini, banjo, contrabbassi, il violino dell'ospite Mauro Pagani nell'iniziale "Io e te" ma anche pianoforti, organi, clarinetti, sax, percussioni usati in maniera quasi lieve senza disturbare troppo le liriche, vere protagoniste del lavoro, prodotto da Taketo Gohara che ha saputo unire il tutto in maniera omogenea.
La sua voce è ancora in grado di lasciare brividi nell'aria e nella pelle, e le sue recenti uscite live lo testimoniano. "Milano", "Amare te", "Bella come la luna", "Fango di Dio" sono solo titoli che non diverranno mai dei classici per le masse, ma lo sono già per chi come me ha aspettato con fiducia il suo ritorno.
"Voglio morire felice di morire/ voglio ammalarmi per non soffrire/ voglio vedere come vado a finire/ voglio impazzire per non guarire/ dove vanno a finire i desideri miei/ un'onda prima o poi li spiaggerà/ cosa so io del sole? solo l'ombra/ chi yogini scegli un centro ed alluna/ Stefano non vuol dire niente/ non vedere niente/ levati di qua/ con un vero desiderio devi scegliere qual'è/ sei tu l'anale dei sogni miei tesorinà/ sei tu l'anale dei sogni miei..." (da "Yogini")
Bentornato e grazie.
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