L'ukelele è uno strumento hawaiano minuto, simile a una chitarra in miniatura, che si suona pizzicando le sue corde in modo molto rapido. Produce un suono metallico e doppio.
In mano ad Eddie Vedder questo piccolo arnese, diventa strumento di esplorazione dell'animo umano, dei suoi anfratti più riposti, li dove il silenzio regna assoluto e gioia e dolore vengono condensati in un sublime stato di attesa. Il frontman dei Pearl Jam, ex grunge man, conferma con questo lavoro e dopo la splendida colonna sonora di "Into the Wild", la sua vocazione intima e poetica.
Si tratta di 16 pezzi, quasi tutti lunghi non più di 3 minuti, tra cui nessuno risalta in modo particolare più degli altri, ma tutti sono pezzi di questo monologo soffuso e sussurrato all'orecchio dell'ascoltatore. Il suono caratteristico dell'ukelele si intreccia con la splendida voce di Eddie, una delle più belle e particolari della storia del rock, dando vita a questo originalissimo sound.
Rispetto a Into the wild, mancano completamente gli altri strumenti, gli arrangiamenti praticamente non esistono e tutto è affidato a voce e ukelele. Un lavoro molto bello e molto intimo, da ascoltare leggendo un libro o sorseggiando un drink a lume di candela. La semplicità soprattutto nella musica non coincide con la banalità e la musica non è tecnicismo o assembramento di suoni ben eseguiti, ma anche e soprattutto la capacità di saper descrivere stati d'animo e di saper comunicare un'idea in modo chiaro.
In questo lavoro Eddie Vedder rende chiaro il suo attuale stadio musicale ed esistenziale: quello della riflessione, che determina la voglia di esplorare i sentimenti e le pulsioni dell'animo, mai in modo eccessivo o esagerato, ma con un equilibrio ed una sobrietà assoluta senza mai cedere il passo al sentimentalismo più patetico o a forme di decadentismo.
Un solo uomo con un minuto strumento può rendere meglio di 10 grandi musicisti... se poi ha quella voce... buon ascolto.
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