Un album cardine dell'underground e nella sua accezione più generale del progressive inglese: tutto questo è 'Wasa-Wasa', uscito nel 1969 e prodotto da Peter Jenner, già manager dei Pink Floyd.

Famosa per i suoi concerti gratuiti e per la sua marcata politicizzazione la band, nonostante il suo sound sia duro e privo di compromessi, riscontra i favori di una buona parte di pubblico negli anni del suo splendore. 'Wasa-Wasa' è senza ombra di dubbio il loro manifesto musicale, quello in cui riescono maggiormente nell'intento di mescolare alla voce sgraziata e rauca del leader dei ritmi genuinamente martellanti che ad alcuni potrebbero sembrare troppo ripetitivi e dei richiami al blues mutuato da Beefheart e alla satira squisitamente zappiana nei confronti del sistema (lo spietato manifesto di "Death Of An Electric Citizen", caratterizzato dalle chitarre distorte). La parodia zappiana raggiunge il suo apice nel ritornello killer di una delle loro canzoni più famose, ovvero "American Boy Soldier", mentre il suono acido diventa nuovamente prepotente nella tesissima "Why Can't Somebody Love Me?".

"Neptune" a mio avviso è un assoluto capolavoro per quanto riguarda le atmosfere quasi dark e precede una canzone come "Evil" che dopo la beffarda e tuonante risata iniziale segue lo stile chitarristico hendrixiano in un agitarsi di voci quasi sconnesse che sono il preludio della angosciosa ma gradevolissima "Crying", forte di un finale concitatissimo. Le ultime due canzoni del disco sono la potentissima e gravida "Love In The Rain", in cui il timbro della voce del leader media splendidamente tra Osbourne e Hendrix, e la disperata "Dawn Crept Away", in cui vi sono repentini cambi di ritmo e di scelte stilistiche e delle voci sovrapposte che potrebbero suscitare un vero e proprio alone di mistero nell'ascoltatore poco avvezzo a questo genere.

Nella versione rimasterizzata che mi è pervenuta sono poi presenti alcune bonus track degne di nota come il singolare (per la band) folk-rock di "Messin' With The Kid" e il rock'n'roll classico di "Waterloo Man" e "Tellin' Everybody", oltre a un pezzo maggiormente orientato verso la psichedelia come "Jacqueline" e alla lunga jam acida di "Untitled Freak Out", con il tutto che sembra provenire da alcune demo del periodo a cavallo tra il 1965 e il 1966.

In conclusione si parla di un disco in cui spicca decisamente l'approccio schiettamente anarchico e libertario dei due fratelli Edgar e Steve che nei dischi successivi cambieranno via via il loro sound rimanendo però sempre fedeli ai loro ideali di vita e alla loro concezione del rock come veicolo di informazione, con un altro vertice cristallino toccato nella esizibione di "Out Demons Out", brano dei Fugs, al Glanstonbury Festival del 1971.

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