1989: un anno prima di Italia 90 e della canzone-inno dei mondiali "Un'estate italiana" interpretata dallo stesso Bennato insieme a Gianna Nannini, l'album Abbi dubbi vince il festivalbar: sono le ultime volte che il cantautore napoletano, storico cantautore nostrano, verrà cagato dal grande pubblico. Nel primo lustro degli anni novanta infatti Edo pubblicherà dischi molto mediocri; si riscatterà successivamente pubblicando nel 1995 e nel 1998 due album molto belli che però non basteranno a ridargli neanche un centesimo della popolarità che aveva prima.

Dicevamo: vittoria al festivalbar: meritatissima. Perché quello in questione è sicuramente uno dei migliori album dell'artista partenopeo. Di sicuro è lontano parente dei dischi bennatiani degli anni settanta, rispetto ai quali è meno originale, ma decisamente più maturo. Superate le sperimentazioni dei primi anni ottanta (comunque a mio parere molto valide e influenti anche sui dischi successivi), questo lavoro prosegue sulla falsariga di Ok Italia. La voce di Edo è decisamente più potente rispetto agli esordi e la strumentazione, seppur meno caratteristica, è più completa e avvolgente. Le tematiche variano dai problemi di quartieri cittadini all'amore, dai magnifici inni alla mamma e alla chitarra alla storia della conquista della Luna vista da due occhi molto diversi.

Passo ora all'analisi traccia per traccia: l'album si apre con "Sogni", bellissima canzone che tratta e, se vogliamo, riassume in qualche modo questo tema che ha ispirato molte precedenti canzoni di Edo; un ritornello veramente toccante che ci ricorda come i sogni ci camminano accanto e che non potranno mai sfuggirci: sono in nostro potere. Il secondo pezzo, "La Luna", è una ballata che si apre con un breve resoconto della giornata in cui Neil mise il piede sul nostro satellite dopo una lunga attesa culminata con il raggiungimento di un posto da sempre lontano. Ma questa conquista è vista anche come l'emblema della brama di potere dell'uomo ("…Ma lei è Luna, e non è il sogno americano/nessuno la potrà cambiare…") che sembra essersi impadronito di questo corpo celeste che ha ispirato i sogni di tutti ("…e quando è sera lei sa quello che deve fare: lei deve colorare i sogni di chi la guarda e si innamora, di chi vuole restare sola con lei…"). La terza traccia è un inno allo strumento preferito di Edo: "La chitarra", uno dei pezzi migliori dell'album. Quella chitarra che lui esalta senza dubbio come lo strumento per eccellenza: è sufficiente guardarla per avere una voglia matta di prenderla e suonarla.

Segue "Stasera o mai", pezzo inferiore rispetto ai precedenti, che racconta di un'ultima occasione per conquistare una ragazza. Con la traccia successiva, "Mergellina", si torna ad alti livelli: un twist-rock scatenato veramente accattivante, ritmico e trascinante parla un po' alla buona (il ritmo la fa da padrone) di questo quartiere di Napoli che si affaccia sul mare. Arriviamo a "Viva la mamma", uno dei classici non solo di Edo, ma di tutta la musica italiana. Forse più della musica italiana che di Edo, in quanto sebbene sia una canzone celeberrima che tutti conosciamo avendola sentita in tutte le salse, va detto che i fans di Bennato ancora un po' si sono dimenticati che l'abbia scritta proprio lui (Edoardo stesso non l'ha mai inserita nelle scalette dei live) giudicandola una pura operazione commerciale, a mio parere non a torto. E' sicuramente una canzoncina piacevole e interessante, ma non è certamente un picco nè dell'intera produzione bennatiana, né dell'album in questione, sebbene lo sia della canzone italiana. Passiamo alla title-track: il classico "Abbi dubbi", un rock duro e velocissimo, con un ritornello potentissimo arricchito dal coro: è forse il brano che più si avvicina al Bennato vecchia maniera. In questo pezzo Edo fa emergere tutta la sua passione per la musica, unica certezza, unica via d'uscita che si può avere in mezzo ad un mare di dubbi, l'unica cosa per la quale l'amore è incondizionato e non può mai finire. "Vendo Bagnoli" e "Ma quale ingenuità" sono due pezzi inferiori rispetto agli altri. Il primo è comunque ben composto e interessante perché tratta ironicamente il degrado ambientale del quartiere napoletano, mentre il secondo sembra proprio un pezzo messo lì solo per riempire l'album: una voce distorta (dal videoclip si scopre che è la voce registrata di un juke-box) canticchia con pochi strumenti di sottofondo. Poi si passa a "Zen", altro pezzo molto rockettaro, che parla dell'arretratezza di "Zona Espansione Nord", un quartiere-ghetto palermitano. Chiude l'album "Abbi dubbi (rock version)", versione strumentale della title-track.

In conclusione uno dei capolavori di Bennato, da fare ascoltare a chiunque ami il rock italiano anni 80. Contiene canzoni molto belle ed è la perfetta sintesi del vecchio stile di Edo con quello nuovo. E non è assolutamente commerciale (tranne "Viva la mamma") come lo giudicano gli ex fans di Bennato, quelli a cui dopo Sono solo canzonette non è andato bene niente. Semplicemente non è originale come i primi lavori, ma ha molti elementi generalmente caratteristici della musica di Edoardo.
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