"Sbandato" di Edoardo Bennato esce nel 1998, dopo il buon "Le ragazze fanno grandi sogni" che, trascinato dal singolone della title track, aveva precedentemente scalato le classifiche italiane. Questo disco porta avanti il discorso precedente, mostrandoci un B. cavalcante ancora il filone rock anni novanta, che proprio in quegli anni stava vedendo nascere l' "astro" di Luciano Ligabue. Ma passiamo ad analizzare il disco in questione.
Si parte con la title track "Sbandato", un buon pezzo rock veloce e ritmato, che apre bene il disco, con un buon ritornello: personalmente mi ricorda proprio il buon Lucianone nazionale, caratterizzato com'è da una melodia orecchiabile e da un arrangiamento potente quanto basta.
"Credo solo a te" è un pezzo che si apre lentamente, e parla del sentimento amoroso del cantante verso la sua donna amata. Il pezzo poi diventa molto più veloce ma non sembra essere molto interessante, nè musicalmente nè testualmente. Potremmo definirlo quindi come "skip track", anche se data la posizione, si può anche ascoltare (è soltanto il secondo pezzo, dopotutto...)
"Roma" è invece una ballad sulla città omonima, città in cui evidentemente il musicista si era dovuto trasferire per lavoro. La canzone descrive il punto di vista di chi vede la città come turista e chi la vede come abitante e lavoratore, e li mette a confronto, dandoci una visione malinconica e abbastanza dolce-amara di questa città. La musica è orecchiabile, così come il suo ritornello e che le consente di essere ascoltata più volte con piacere (un potenziale singolo dell'album, in definitiva, anzi penso che all'epoca sia stato scelto come tale).
"T'amo" è una veloce ballad sull'amore che mette a confronto la storia d'amore del protagonista con la sua amata con quelle dei grandi personaggi del passato (dante e beatrice, orfeo e euridice). Negli arrangiamenti, molto allegri e puliti, mi ricorda vagamente "Friday i'm in love" dei Cure o altre canzoni sullo stesso genere.
"E' notte" è una lenta ballad (nella strofa) e veloce (nel ritornello) che descrive le sensazione dell'artista nel viaggiare di notte sull'aereo, diretto probabilmente verso il prossimo concerto da tenere in qualche città italiana... C'è spazio anche per la denuncia sociale, verso quegli stessi aerei che in quegli anni stavano portando la guerra in Iraq, una guerra che "come ogni guerra\non servirà a Niente". Buoni anche qui gli arrangiamenti di chitarre, tastiere e voci femminili in sottofondo.
"Sempre in viaggio sul mare" invece è un pezzo che ricorda davvero tanto il primo Ligabue, negli arrangiamenti e nella musica in generale, e che descrive la storia del pianista Novecento che si diceva non fosse mai sceso dalla nave dove suonava e che faceva la spola tra l'America e l'Europa. E' un pezzo un po' nostalgico e pieno anche in un certo senso di tanto affetto per quella figura di artista troppo sensibile per affrontare il mondo esterno (una sorte comune a tanti, troppi artisti...). Si sente qualcosa dei primi R.e.m. negli arrangiamenti e nei bridges...
"Fantasia" invece è una ballad dedicata al tema preferito, si può dire, da B.: quello del dono della fantasia. E tra le figure mai troppo amate di Peter Pan e il suono dell'armonica di dylaniana memoria B. ci porta in un posto che è a metà tra il vecchio west e l'isola che non c'è. Perfetti anche qui gli arrangiamenti delle chitarre acustiche, delle tastiere e dell'orchestrazione di sottofondo. Conclude il pezzo uno speaking in francese, letto da una donna.
"Povero amore" è un pezzo rock veramente molto forte e veloce, che descrive le sensazioni di B. di sfiducia verso la possibilità di trovare il "vero amore" nella propria vita: sentimento strano, per un cantautore che aveva sempre creduto nella potenza di questo sentimento... Qui invece si avverte come una sensazione di cupa angoscia e di tristezza "urlata": in particolare le parole "in quel bianco che va bene\su qualunque cosa" ci avvertono della sfiducia del cantante verso l'istituzione del matrimonio...
"Galileo" invece è un pezzo rock, abbastanza banale in verità, incentrato sulla figura di questo grande intellettuale del passato, e che prosegue la galleria di personaggi eretici già inizata con "Erasmo da Rotterdam": anche se il pezzo non è interessante musicalmente, è apprezzabile il tentativo di rivalutare la figura di questo intellettuale mai troppo apprezzato, almeno quando era in vita..."Io Galilei\per potermi salvare\sono costretto\ad abiurare" recita B. e dovremmo tenere come monito queste parole contro tutti i "poteri forti" che abbiamo intorno sempre...
"I gemelli della verità" invece è un pezzo rock blues che racconta del mondo dei mass media e di come possono distorcere la realtà dei fatti agli occhi degli spettatori\lettori\ascoltatori: le due verità sono, infatti, la realtà dei fatti e il modo di raccontarla che usano i mass media, accusati da B. di sfruttare le morti altrui per fare spettacolo e di vendersi al miglior offerente, raccontando solo le cose che vogliono loro.
"Angeli no" è una lenta canzone rock che riflette suilla figura cristiana dell'angelo; per B. anche questi personaggi si sono stancati di lottare contro le ingiustizie del mondo ed hanno raccolto le ali, arrendendosi rabbiosamente alle "stelle che nonsi fanno capire". La chitarra distortasi produce in varie assoli, ma il pezzo non decolla mai, sinceramente... Da saltare, tranquillamente anche questo pezzo.
"Falsa libertà" è una lenta ballad per chitarra acustica e armonica che ci fa riflettere ancora una volta sul potere delle grandi istituzioni e ci propone ancora una volta il messaggio di rivolta dell'artista che preferisce il suo isolamento alla promessa di un volo condotto con le ali di una falsa libertà.
Chiude l'album la ghost track "colpa dell'America" un forte pezzo rockeggiante, introdotto dalla "danza delle spade", che sfoga la rabbia di B. verso un Paese che pure ha tanto amato in gioventù: B. però, da artista e intellettuale qual è, non può condividere affatto i messaggi globalizzanti ed imperialistici che venivano e vengono da questa potenza..
In conclusione, "Sbandato" è un buon album, ben scritto e ben suonato, nulla da dire su questo punto: ma a mio giudizio rientra nella categoria di quegli album che se fossero usciti sotto il nome di un altro artista, sarebbero passati inosservati, o quasi. E un album del genere tutto sommato, dopo quasi trent'anni di onorata carriera, possiamo anche concederlo, al cantante di Bagnoli.
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