Milano non è Kingston, e tra il rumble fish festival e il reggae sunsplash di differenza ne passa non poca.
"Eek a mouse" però è lì per colmare almeno per una sera parte di questa differenza, e per vederlo ci si mette in moto dal nostro eremo di montagna. Già una volta l'avevo perso per mia ignavia (sold out), non sarebbe successo ancora. La serata è organizzata per benino, non c'è calca, un bel caldo, si sta benone; l'attesa del concerto è riempita da dj Vito War (già del giro Sud Sound System) che con la sua banale selezione non fa altro che rendere più impazienti per l'inizio del concerto.
Eek a mouse mi passa a un centimetro e nemmeno lo riconosco (altrimenti mi sarei fatto fare un autografo dedicato a un amico che non è venuto con noi perché è un coniglio, ma è un'altra faccenda...), e il motivo è presto detto: alto è sempre alto, nero è sempre nero, la barba ce l'ha, ma scordatevi il giovane magrolino e dinoccolato: penso che il topo abbia passato gli ultimi dieci anni a pompare, adesso è una specie di colosso palestrato, completamente calvo (anabolizzanti?) e vestito in canotta traforata... un bel tarro. Ma con grande sollievo ecco che Dj Vito War toglie le tende. L'accompagnamento è fornito dalla DubLive band, precisa e ordinata, certo che i 'Roots Radics' dei vecchi tempi erano altra roba, ma insomma. Dopo l'intro di prammatica, sale in scena il topo. Va detto subito che la sua presenza scenica è assolutamente penosa. Lo seguo da vent'anni e più e mi piange il cuore a dirlo, ma santo dio, si muove come una specie di orango, con tutti quei muscoli addosso fatica quasi a trascinarsi per il palco, e il suo falsetto mi pare meno "potente" e forse anche meno acuto che in passato, ma cosa ci posso fare se quando attaccano le note di "Queen Elizabeth", "Assassinator", "Bad friday" il mio cervello si sconnette e le gambine attaccano a dimenarsi nemmeno avessi sedici anni?
Il basso della Dublive band si abbatte profondo e potente come un bastone sulla nuca di un coniglio, e la vocetta stridula di Eek a mouse intona i suoi ironici testi nonsense in puro stile sing jay. I pezzi storici vengono snocciolati quasi tutti, con "Anarexol" e la conclusiva "Wa do dem" vado in extrasistole ma ne vale la pena, d'altronde se non ricordo male è proprio con quel pezzo che ho festeggiato la mia milionesima canna...
Si sarebbe fatto a meno dei troppo frequenti siparietti nei quali il pubblico veniva invitato a cantare in coro "ganja - ganja" o "eek a mouse - eek a mouse", o delle finte uscite di scena per essere richiamato, oltretutto il pubblico non era molto numeroso e per quanto ci si sforzasse a strillare l'effetto era sempre un po' misero.
Un concerto molto divertente per una leggenda "secondaria" del reggae che in quanto a istrionismo non ha alcunché da invidiare a nessuno, se volete (ri)scoprirlo pescatevi Mouseketeer con i già citati Roots Radics. Chissà cosa doveva essere stato il grandioso Reggae Sunsplash del 1982, con Eek a mouse al top(o) della forma e senza qualche decina di chili di muscoli addosso, ma pazienza, averne più spesso di concerti così, agratis, oltretutto.
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