Cazzo, ben 33 brani come gli anni di Cristo quando l'hanno crocifisso ed è infatti un mezzo calvario quello che mi appresto a recensire. Niente di drammatico, per carità, e non voglio addentrarmi sull'alone di sfighe che perseguita il leader E tra lutti e terremoti psicologici (su questo vi darà dritte migliori la mia collega kosmogabri, che è informata di tutto il gossip della musica). Non vi commenterò brano per brano anche perché, musicalmente c'é poco da commentare, al di fuori dei soliti accordi folk-blues con il sapiente e morigerato uso di suoni "limitrofi" al genere: mellotron, tromboni, armoniche che danno un po' di sale ai pezzi di per se, oserei dire, banalotti se non ci fosse la voce malinconica e struggente del barbuto leader a raccontarci esili storielle tristi ed emozionanti, da risultare in più di un occasione, stucchevoli e mielose.
Insomma, a parte qualche episodio brioso e pimpante (vedi la country-westiana "Railroad Man" o la fracassona "Going Fetal" suonata come fossimo in una birreria malfamata fuori porta) che si contano sulla dita di una mano (lasciando libera l'altra di rimboccarsi il cuscino per la pennichella), il disco si stempera in territori più che collaudati dagli Eels facendo sembrare questo disco un semplice prolungamento dello stesso interminabile disco che da anni in qua, i nostri ci propinano con gli alti e bassi del caso. Coccolarsi e raccogliersi in un momento di malinconia fa certamente bene, ma farlo per un'ora e mezza è da mezzo suicidio (a meno che si tenga come sottofondo mentre si fa dell'altro, ma allora è un altro discorso. . . ) e si rischia l'effetto soporifero (leggersi: noia). E allora tutto sto bombardamento mediatico di "capolavoro" espresso qui e là da varie testate musicali a cosa è dovuto? Sicuramente ai testi illuminati e poetici e all'istrionico e barbuto signor E, personaggio schivo ma interessante nella sua volontà di esserci senza apparire.
Sull'aspetto musicale non c'é molto da aggiungere se non che molti brani potevamo risparmiarceli in quanto del tutto prescindibili nell'economia del lavoro (e deve essersene accorto qualcun altro al marketing, proponendoci due cd al prezzo di uno, che mai come in questo caso puzza di operazione promozionale vera piuttosto che vera e propria scelta artistica). Senza infamia e senza lode. Da ascoltare ma non da avere a tutti i costi. Tanto più che, come il 70% delle ultime produzioni contemporanee, verrà riposto a prendere polvere nella zona della parete meno accessibile della propri discoteca di casa.
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