“Esistono giorni che sembrano chiusi, la gente è di pietra”

Da dove vengono queste parole. Da una canzone?

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Ho un bel barattolo azzurro pieno di confetti e caramelline.

Viene da una vecchia drogheria di paese di quelle che han vetrine come fiabe e insegne cigolanti in legno chiaro. Ci son stato tipo ieri, ma non so bene come ho fatto visto che non mi sono mosso di casa.

Uno strano cartello posto all'ingresso recitava “qui si vendon “chissà dove” alla portata di tutti, nessuna controindicazione a meno che non ne desideriate una”. Impossibile non entrare...

Infatti sono entrato...

Una ragazza piuttosto somigliante alla temperanza dei tarocchi mi ha guardato a lungo, una specie di radiografia fatta da un angelo. “Per te ci vogliono gli elefanti effervescenti”, mi ha detto.

Un cenno nel retrobottega ed ecco arrivare il barattolo azzurro...

A porgermelo è un vecchietto dal magnifico sorriso sdentato, sembra un saggio sul tipo spaghetti western, di quelli che spiegano all'eroe le cose come stanno.

L'anziano del villaggio, insomma...

Mentre stavo per uscire, la ragazza ha aggiunto: “le caramelline sono per star dove ti piace, i confetti invece servon per viaggiare”...

“Ok ”

“L'effetto delle caramelline è molto intenso, ma dura quanto una bolla di sapone, l'effetto dei confetti è invece a lento rilascio e cresce piano piano”...

“Ok”

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Arrivato a casa ho aperto subito il barattolo, alle nari un odor di miele e di cantina come una piccola madelaine smandrappata...

L'involto della caramella riportava una frasetta invitante: “I wish be a bee”, vorrei essere un'ape....

Dopo aver assaggiato mi son trovato a una festa di paese...

Flautini, fisarmoniche e via dicendo. Qualcosa di ingenuo, gentile e appena appena fuori di testa.

I miei occhi però non erano più i miei occhi o meglio erano talmente i miei che non lo eran più...

E per un attimo ho visto Syd Barrett sorridere in mezzo a un'orchestrina folk da due soldi.

Tutto questo è avvenuto nel pomeriggio.

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Adesso invece è notte e mi par d'uopo, mi pare acconcio provare i confetti. Il barattolo chiarisce che son del tipo “Ganesh sessions”

Sono dentro l'astronave di me stesso. Sono la mia stessa astronave. E dovrei volare suppongo, e dico suppongo perché, in fondo, non sono che un tizio in una stanza.

Del resto, si sa, il viaggio più strano è quando non ti muovi.

Ma allora cos'è che si sposta dentro di te? L'anima rimasta indietro? Il nostro essere antichi che ritorna? Merda, che sbrodolata frikkettona...

Sul taccuino annoto tutte le stazioni, l'ufo club, l'oriente, il sapore etnico...

Tasto off, la musica finisce ma è come se ci fosse ancora.

Il fatto è che la stanza non è più quella di prima. C'è come un'energia buona che trattengo con me.

Mi addormento e faccio sogni leggeri. Il mattino, al mattino, è un mattino di primavera...

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“Esistono spazi che non hanno spazi, esistono porte che portano altrove”

Da dove vengono queste parole. Da una canzone?

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