Il progressive è stato caratterizzato, a partire dalla fine dei '60 fino a metà dei '70, dalla presenza di molteplici sottogeneri; uno dei miei favoriti è la cosiddetta "scena di Canterbury", essendo stata vera e propria fucina di miriadi di gruppi davvero interessanti e precursori quali Caravan, National Health, Hatfield and the North, Soft Machine, Gong, Matching Mole, ecc...

Una delle tante formazioni che brillavano in quel periodo, tra il '69 e il '72, è quella degli "Egg", trio londinese artefice di un Prog che si sporge molto sul versante Jazz, pur continuando a proporre le classiche sonorità un po' sinfoniche e un po' d'avanguardia. Il loro album "The Polite Force", pubblicato nel febbraio del 1971, contiene, a mio parere, alcuni tra gli episodi più ispirati della loro breve carriera.

L'iniziale "A Visit to Newport Hospital" è quanto di più piacevole e al contempo ricercato (a livello di ritmiche e armonie) il movimento canterburiano abbia prodotto, con quel suo riff iniziale cupo e severo che però fa imprevedibilmente da introduzione a una tranquilla e sognante cavalcata, dominata da una sapiente sezione ritmica e una suadente tastiera, degna dei più dolci Caravan o Camel. La voce del cantante-bassista Mont Campbell trasmette a sua volta calma e intensità all'atmosfera generale del brano. Questo pezzo è, per chi ama il canterbury-sound, una delle sue indubbie vette.

Si passa poi ai pazzi tempi dispari di "Contrasong", nella quale si può apprezzare anche la sezione di fiati composta da due trombe e due sax tenori. La terza traccia "Boilk" esplora i territori del prog più d' avanguardia essendo una sorta di esperimento sonoro che è accostabile ad alcuni lavori di " Krautrock" (Faust, ecc...) e che probabilmente ha contribuito ad ispirare il Fripp di "Larks' Tongues in Aspic" .

La seconda facciata dell'LP è occupata interamente da una lunga suite strumentale dal nome "Long Piece No. 3", suddivisa in realtà in 4 parti che fluiscono naturalmente l'una nell'altra. La composizione come importanza si può affiancare tranquillamente ad una "9 feet underground", essendo un lungimirante esempio, oltre che di eccelsa maestria strumentale, anche di assimilazione di vari elementi jazzistici, sinfonici e sperimentali, con un valido, e a tratti forse riuscito, tentativo di sintetizzarli in un "unicum", sebbene si tratti pur sempre di progressive tastieristico, per molti versi accostabile allo stile di Van Der Graaf Generator ed Elp.

Ci troviamo per cui di fronte ad una band di nicchia, ma in fin dei conti storica che, al suo apice, è stata importante per lo sviluppo successivo del prog di Canterbury e, come penso, non soltanto in quell'ambito. La mia valutazione sarebbe 4,5 circa, ma visto che di album così se ne trovano sempre meno e, inoltre, vedo spesso che viene assegnato il massimo dei voti a dischi che francamente non meriterebbero nemmeno mezza stella, mi sento di concedergli volentieri mezzo punto in più.

Genere: Progressive Rock/Canterbury Scene

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