Meno male che esistono! Gli Einstürzende Neubauten sono ancora per molti aspetti una garanzia e ogni loro produzione raramente passa sotto silenzio soprattutto se, come in questo caso, ci riferiamo ad un nuovo album connesso ad uno show live che i nostri si sono impegnati a portare in giro con un fitto calendario, di cui ben tre date erano previste in Italia. Come tutti abbiamo letto, proprio nel nostro paese durante il concerto di Roma, Blixa Bargeld ha subito un incidente che ha costretto la band a modificare il suo programma. Si sa, comunque, che chi abbia avuto la fortuna di essere presente in una delle date antecedenti, ha potuto godersi uno spettacolo di grande suggestione: stiamo parlando degli Einstürzende Neubauten, del resto. Lament è una sorta di ‘concept album’ sul tema della Prima Guerra Mondiale, frutto di minuziose ricerche storiche; non si tratta in effetti di un’opera esclusivamente a contenuto sociale ma, secondo lo stile del gruppo, include sperimentazione musicale, poesia e, per quanto riguarda lo show, anche ovviamente l’aspetto visuale. I testi sono di importanza fondamentale e Blixa Bargeld si esprime qui con una delle sue interpretazioni più memorabili. Commentare soltanto il disco, dunque, forse risulterà riduttivo ma riteniamo che ne valga ugualmente la pena. “Kriegsmaschinerie”, l’opener, è esattamente quello che dice di essere, una macchina da guerra: cinque minuti di rumore dall’origine insondabile, che entra dentro e ti fa guardare alle spalle, non servono tante parole nel mondo di Herr Unruh. “Hymnen” ironizza sul falso patriottismo ‘disegnando’ un inno nazionale fittizio che cambia lingua in corso d’opera ma qui siamo nell’ambito del divertissement e vi si rimane anche con “The Willy-Nicky Telegrams” che ipotizza un dialogo fra l’imperatore Guglielmo e lo zar Nicola: Alex Hacke nel ruolo di Nicola e Blixa in quello dell’imperatore, il tutto con l’aiuto di vocoder, sono veramente gustosi ed il sottofondo prende occasionalmente il sopravvento introducendo elettroniche tensioni. Ed infatti: con “In De Loopgraf” l’atmosfera perde la sua ‘giocosità’ ed è una sorta di impaziente ‘battito’ ad accoglierci, accompagnando la recitazione del testo dello scrittore fiammingo Paul van de Broeck; subito dopo, “Der 1. Weltkrieg” è un lavoro di percussioni di quelli ossessivi, attraversato da ‘lame’ elettroniche e del resto apprendiamo dal web che Bargeld avrebbe fatto addirittura ‘un calcolo matematico’ per introdurre nel brano tanti beat quanti furono i giorni della ‘grande guerra’ insieme alle nazioni che vi parteciparono… sembra proprio complicato ma il batticuore è assicurato per oltre dieci minuti. “On Patrol In No Man’s Land” riprende un pezzo degli Harlem Hellfighters, che fecero parte dell’esercito degli Stati Uniti ma, essendo di colore, ebbero un trattamento ben diverso dagli altri: insieme al canto di Alex Hacke, la simulazione dei suoni della battaglia crea un effetto decisamente forte. Il paesaggio a questo punto è divenuto del tutto spettrale e lo attesta la lugubre “Achterland”, nuovamente basata su di un testo di Paul van den Broeck e la bellissima title track, suddivisa in tre parti, della quale si potrebbe davvero parlare per pagine: l’inizio sembra un lamento funebre, sonorità ambient abbinate ad oscure voci – Macht Krieg sono le uniche parole che si percepiscono – ma la desolata atmosfera confluisce poi (“Abwärtsspirale”) in una giungla di suoni sinistri e rumori agghiaccianti fino al lirismo di “Pater Peccavi” in cui vengono utilizzate registrazioni delle voci dei prigionieri di guerra reclusi in Germania mentre pronunciano, ciascuno nella propria lingua, la parabola del ‘Figliol prodigo’ e qui non commuoversi è difficile. Il pathos è ormai al culmine, così arriva “How Did I Die” su testo dello scrittore Kurt Tucholsky: i diversi modi per morire, che qui vengono spiegati, necessitano di una certa classica solennità e dunque, a sostegno della pur sempre cupa parte elettronica, gli archi ci stanno molto bene fino alla splendida chiusa vibrante di suoni. Ma “Sag Mir Wo Die Blumen Sind” procura numerosi brividi: come Bargeld - che qui, è al centro dell’attenzione con la sua voce fantastica! - una volta ha ricordato, lo stesso Seeger, autore del brano, lo preferiva in tedesco ed in effetti questo è molto più conosciuto nella versione che eseguiva Marlene Dietrich; poi, dopo il momento toccante, bentornata ironia, per quanto sia macabra! Ecco quindi “Der Beginn Des Weltkrieges 1914”, rilettura di un testo satirico dell’attore tedesco Joseph Plaut che lo recitava con la moglie nei cabaret, negli anni dopo la prima guerra mondiale: l’inizio del conflitto è descritto e commentato imitando il linguaggio degli animali, i ‘rumori’ e le musichette marziali in sottofondo servono qui solo per dar rilievo alle parole ed è l’elemento teatrale a prevalere. In chiusura, “All Of No Man's Land Is Ours” vede il ritorno degli Harlem Hellfighters che, di nuovo a casa, sono accolti da eroi ma sono ‘neri’ e come tali continueranno ad essere trattati, ciò che hanno ottenuto è ‘terra di nessuno’: un accompagnamento elettronico minimale, suoni asimmetrici, il canto accorato ed il gioco è fatto. Neubauten, wir lieben euch...
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