Nessun preambolo o vicissitudini/avventure hanno preceduto il concerto. Solo un idiota che ha deciso di prendere l'autobus e mezz'ora di pioggia per andarsi a sentire i "palazzi crollare". Da solo.
L'interesse era la musica, e con un'ora di anticipo mi sistemo a ridosso della transenna, rinunciando all'approccio verso uno qualsiasi dei (sudaticci) presenti, ma notandone eterogeneità anagrafica e sociale: scopro di essere tra i più giovani in quel variegatissimo pubblico.
Dopo tre quarti d'ora persi dentro e fuori dai pensieri, che hanno lasciato ben poco ricordo, le luci si spengono e fanno il loro ingresso: "Die Wellen".
Il crescendo percussivo mi riempie la testa e sono felice. I timpani iniziano a vibrare.
Vanno in successione brani tratti dall'ultimo e bello "Alles Wieder Offen" e qualche altro pezzo derivante dalla recentissima produzione. Invano il richiamo di un fan che urla "Meine Seele Brennt" che si vede rispondere da Blixa e compagni "meine auch" tra le risatine generali. I Neubaten sono cambiati, sono meno distruttivi e ragionati(nti).
La loro musica è come me l'aspettavo, ma meglio. Tutti gli effetti che pensavo fossero dovuti ad effettistica elettronica sono in realtà eseguiti con i loro peculiarissimi strumenti e l'effetto è bilioni di volte meglio che su disco. Riesco a distinguere dei cerchi d'automobile, chiavi inglesi, tubi e rubinetti d'ogni sorta, taniche di benzina e una bella pressa idraulica (penso).
I rifiuti industriali che suonano il romanticismo.
Blixa scherza tra una canzone e l'altra, e l'addetto alla sicurezza li guarda stranito: a metà concerto mi chiederà se davvero apprezzo quello che quei signori in giacca e cravatta e senza scarpe stanno (dis)facendo sul palco. Annuisco compiaciuto.
Che belli quando si fanno pacati e notturni, fino a portarti subdolamente in una spirale negativa e opprimente, come sommersi da una colata di cemento.("Unvollstandikeit")
Che bello il basso di Hacke quando si fa onomatopeicamente casinista: ora un martello pneumatico, ora un treno arrugginito.. Raramente (solo) un basso.
Che belli quando non riescono a non farti notare che la scaletta è rigida e controversa per i vecchi aficionados, ma alla fine ti concedono un bis coi fiocchi a metà tra teatro e improvvisazione.
"Noise", "industrial": tutte cazzate. La loro è semplice e pura espressione.
E' il grido squisitamente europeo contro la barbarizzazione della società della pece, che seppellisce i problemi e i quesiti sotto tonnellate di strutto e cemento.
Sono come il ragazzo idealista privato dell'ingenuità della contestazione, e offrono una rilassante catarsi a base di elettroshock a chi ha voglia di farsi maltrattare dalla realtà.
Alla fine riesco anche a farmi autografare il cd dal bassista (che per proseguire con le firme urla: "spinello for a working guy!") e lascio l'Alcatraz solo e con il sorriso sulle labbra.
Alla faccia della Mondial Casa che non ha mai capito la portata avanguardistica dei suoi prodotti.Carico i commenti... con calma