Quando si parla di Industrial è facile cadere nel citazionistico luogo comune. Medesimo discorso per i discorsi inerenti l'operato degli Einsturzende Neubauten.

Vi canteranno di iperboli sonore fuori dalla portata dell'immaginario collettivo dell'epoca ("Kollaps" o "Halber Mensch"), vi canteranno di quando sia un genio Blixia Bargeld. Ma cosa c'è di nuovo? Nulla. Ecco perchè spero di riuscire ad esortare qualcuno nel riesumare questa perla sotterranea rimasta schiacciata in egual misura dai capolavori della band e dallo straparlare collettivo.

Ebbene sì, qui ci troviamo al cospetto di un lavoro emotivo e cupo, cresciuto nell'embrione di una Germania che a distanza di anni ancora fatica a scrollarsi di dosso il torpore causato dai frantumati mattoni del muro di Berlino. L'incipit per quest'opera è arrivato da Hubertus Siegert, regista dell'omonimo documentario (tra l'altro molto bello). La musica degli Einsturzende Neubauten qui funge da trait d'union tra immagini e sensazioni, riportando inesorabilmente la mente dell'ascoltatore nel 1989 tedesco. L'album è coeso, ogni pezzo fà da input per il seguente, è un susseguirsi a catena di emozioni, suoni bellici ed industriali, atmosfere di stampo simil sinfonico e momenti di tranquillità sonora mista a travaglio interiore.

Se questo frammento di storia vi emoziona, se amate il Blixia Bargeld più riflessivo e se avete bisogno di cercare vera emotività, e dico vera (!!), questo è l'album che fa per voi. Non una pietra miliare, non un masterpiece; semplicemente un lavoro fuori dal tempo, da schemi e da logiche imprenditoriali.

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