11 anni passati tutt'altro che in silenzio. E ora una ristampa. Eccoci. Un disco solo e se lo ordinate per tempo vi arrivano pure dei cerini. 

Il suadente basso di velluto che carezza la voce "infernale" di Blixa, il demolitore di palazzi, su "Sabrina" è tutto dire, parla di colori, spera che essi siano giusti per te, chi si ricorda il video godrà l'inquietudine delle immagini se avrà a chiudere gli occhietti durante l'ascolto. Fuma, Blixa, inspira rumorosamente, non può fare altrimenti perchè il tuo silenzio non è sensuale per niente, e lui saltellando sulle corde di Hacke, ne è il più convinto, la title track scorre lenta nei suoi 7 minuti di blues postapocalisse nel vuoto, tributando John Cage, fumando ancora.

Industrialmente parlando la doppietta danzereccia di "Newton Gravitalichkeit", con il suo rullante infarcito di piatto che risuona ferendo le orecchie, e "Zampano", con le "macchine da scrivere" scheletriche che contrappuntano le pause di strofa, le percussioni tribal-elettrospastiche, ci donano un momento di innalzamento di ritmo spaziotemporale inusitato, che ci riporta per manina su un altro bluesyindustrialsweetlikeakick, "Heaven Is Of Honey" mi riporta alla mente le corde di mastro Cave. La malvagità sotterranea di "Die Befindlichkeit des Landes" segna un altro traguardo nel disco, non si sa più se stare fermi o muoversi, la melodia si insinua sottopelle, le percussioni sono sempre più metalliche e la melancolia è accompagnata da note siderali.

In fondo al tunnel non c'è più una Totale Eclissi di Sole, ma il segnale disturbato di un cellulare che suona vicino alle casse, distorce, e diventa magicamente la partenza per "Anrufe In Abwesenheit", stronza e incostante, percussiva, disturbantissima. 

I palazzi crollano ancora mentre attendiamo.

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