Personaggio curioso questo misconosciuto australiano Greg Reason, come bizzarro è il suo ambizioso progetto. Ektoise è una chimera. Una chimera mutaforma, pure. Nel senso che coniuga insieme parti che mai ci si aspetterebbe di trovare fuse insieme. Attraverso questo progetto si può avere uno squarcio su lidi stravaganti, popolati da una flora e da una fauna decisamente strana, da tante chimere.

Qualcuno, anzi molti, moltissimi pensano, dicono, urlano, sbraitano mentre si coprono le orecchie cose come: ormai nel secondo decennio del ventunesimo secolo si è inventato tutto quello che si poteva inventare, sperimentato tutto quello che si poteva sperimentare, ascoltare musica prodotta negli ultimi 20 anni non ha senso, o almeno ha senso solo in pochissimi e rarissimi casi, si stava meglio quando si stava peggio e tanti irritanti discorsi simili. Ponendo in questo modo limiti inesistenti all' inventiva di una qualsiasi persona e facendo metaforicamente improbabili letture di una sfera di cristallo o roba simile. Come se in un qualsiasi secolo precedente al ventesimo qualcuno avesse potuto con precisione immaginare un Northrop-Grumman B-2 Spirit! O una qualsiasi tecnologia (e non solo) dell' era moderna, non so, un computer portatile, l' ADSL, un robot da cucina...qualsiasi cosa.

Tutto questo è sbagliato, pullula di gente o quantomeno esiste qualche appartenente alla nostra specie da qualche parte in giro per questo pazzo pianeta che non aspetta altro che poter registrare una qualche forma di musica per azzardare qualche strano esperimento, provare qualche fusione assurda di generi e sonorità di gran lontananza reciproca e appunto provare a fare qualcosa di nuovo. Nuovo che non vuol dire per forza perfettamente riuscito o più bello di altro. Non vuol dire neanche innovativo. Ma c'è chi ama tutto ciò che è nuovo e anche chi ama ciò che è azzardato e coraggioso. C'è anche chi è felice quando viene a sapere che c'è ancora chi è in grado di inventare o almeno di prendere cose del passato, metterle insieme e vedere che succede perché non c'è nessuno che l'ha fatto prima, pur non apprezzando particolarmente. Costoro devono essere felici più spesso perché chi ha voglia di fare tutte queste cose c'è ancora. Anzi, togliamo l'ancora. Chi ha voglia di fare tutte queste cose c'è. Quindi siate felici.

"Kiyomizu" è il secondo album di questo particolare progetto. Un progetto che amalgama, plasma, modifica, fonde, destruttura e si lancia in sperimentazioni che vedono elementi raramente messi accanto l'uno all'altro o addirittura abbracciati strettamente. Il primo full length omonimo si caratterizzava per questa sperimentazione grezza, strana, quasi stordente e a volte confusionaria, intendendo positivamente quest' ultimo termine. "Kiyomizu" potrebbe apparire un lavoro più immediato del primo omonimo, perché le giunzioni sono serrate con più forza, i passaggi tra le varie sonorità sono spesso più graduali. Anche se il massivo finale Ambient(ale) è effettivamente un boccone difficili (34 minuti in totale per tre traccia) seppur abbia momenti di grande scorrevolezza per avere di base un certo tipo di suono (e divagazioni varie). O forse no. 

Anche qui però c'è una sperimentazione fantasiosa e coraggiosa. Rock, Elettronica, Shoegaze, Psichedelia, Noise, Ambient, Jazz, World Music e parecchio altro  accenato o in quantità che sia. C'è l'inizio quasi normale con " The Shoreline by Morning" un pianoforte, Ambient ed Elettronica delicato, un lieve Noise sul fondo almeno di base. Proseguendo con "Subquanta" iniziano le stranezze quando una coltre di elettronica simil-The Knife ricopre senza nascondere però, in poco tempo, delle chitarre che facevano molto Route 66 . Si è capito? No? Passo. C'è anche un pezzo che farebbe gente come i Raime o The Haxan Cloak come "State Vector Collapse", c'è la l' elettronica intelligente quasi Aphex Twin-iana di "There and Here" e c'è il " Square Peg" che è un magma sonoro Post-tutto intervallato da  brevi fraseggi Jazz che chissà come ci sono finiti. Tutte cose che quasi non si prendono troppo sul serio, ma che quasi si prendono troppo sul serio.

Se amate la creatività e la sperimentazione (almeno il tentativo) al limite della presa per i fondelli, passate di qua che c'è un bel panorama. 

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