A volte il confine tra band clone e band tributo è molto sottile, è il caso degli ungheresi Ektomorf, attivi dal lontano 1994 e da allora intenti ad assimilare e replicare ogni ricetta dell'accoppiata Sepultura-Soulfly e qualsiasi formula musicale che venga partorita dalla mente di Max Cavalera, secondo il mio modesto parere nel caso degli Ektomorf si può parlare con maggiore certezza di band tributo, perchè di passione e dedizione alla causa del thrash metal-hardcore tribale si tratta e non di mera imitazione.
Una causa portata avanti con un orgoglio e una coerenza invidiabili nonostante le forti critiche che sono piombate negli anni sul gruppo dei fratelli Farkas, sostanzialmente basate sulla scarsa originalità della proposta, critiche mosse non a torto, ma comunque personalmente non ritengo l'originalità un fattore decisivo per la positività o meno, la godibilità o meno di un prodotto musicale.
E gli Ektomorf sono decisamente godibili, è musica primordiale, istintiva, adatta al mosh, come una danza etnica di uno sperduto paese Africano incalzante e martellante che ti prende e non ti molla più.
"Destroy" è il primo disco della band su major (Nuclear Blast) ed è un definitivo, moderno e determinato passo in avanti rispetto alle prime produzioni (passate abbastanza inosservate sul mercato musicale) che ancora acerbe non riuscivano ad esprimere le potenzialità di songwriting degli Ektomorf, una capacità palese di scrivere esaltanti anthem tribali, brani pregni di groove e furiose schegge hardcore, il tutto condito da un impianto lirico molto elementare ma dalla forte connotazione sociale e anti-razzista.
Basta ascoltare l'iniziale "I Know Them" (introdotta da una litania gitana) per capire quanto gli Ektomorf amino i Sepultura e i Soulfly, una opener thrashcore azzeccatissima composta da una produzione ruvida, chitarre abrasive, una sezione ritmica molto percussiva, un ritornello coinvolgente, facile ma efficace, ma soprattutto un timbro vocale che se l'ascolti per la prima volta ti chiedi "ma questo gruppo, Cavalera, quando lo ha formato?"; viene seguita a ruota da una doppietta da infarto, la pesantissima title-track e l'inno "Gypsy" dal refrain irresistibile e una base musicale cementata da riffoni scarni ma d'impatto (che riprendono anche un certo stile di riffing nu metal); i ritornelli sono sicuramente il punto di forza sia su disco che in concerto del complesso e sono li a dimostrarlo tracce come "Painful But True", "No Compromise", "You Are My Shelter" ed "Everything", come da manuale in una proposta del genere non può mancare la componente hardcore che ha la sua espressione nelle violentissime "Only God" e "Tear Apart", fanno la loro porca figura anche brani meno spediti e più cadenzati come l'angosciante "From Far Away" (dove riemergono le litanie zingare dell'opener), la terzomondista "AEA" o il bellissimo brano acustico e strumentale "From My Heart", i soli manco a dirlo hanno uno stile tipicamente alla Kisser, oltre alle influenze Sepultura-Soulfly si fanno notare anche alcuni rimandi (neanche troppo velati) ai primissimi Machine Head.
"Destroy" alle orecchie di un non appassionato di questa branca del metal potrebbe sembrare un dischetto qualsiasi ma per chi adora le sonorità derivate dalla lezione dei Sepultura, gli Ektomorf sono un vero e proprio paradiso di emozioni, è per questo che non posso che dare un voto pieno a questo disco che, tra le altre cose, ritengo il migliore della loro discografia.
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