Trema Francia, il tuo trono di Regina Indiefichetta d'Europa è in pericolo.
Da un po' di mesi a questa parte la Spagna ha subito una glamspinta da dietro e si sta infighettando (anzi "incoolando") di brutto.
El Guincho (barcellonese alla seconda uscita) mette subito le carte in tavola: tropicália, balearic beat, merenguate varie, spruzzi di dubstep e sax suadenti. Parole che non significano quasi una mazza ma che fanno tanto fico e fanno venire voglia di ascoltare il disco, che è l'unico modo per capire visto che non ci sono cose eccessivamente simili in circolazione (a parte i sopralinkati Delorean e il precedente album "Alegranza!"). Già dal primo pezzo, "Bombay", stordisce ed esalta con le sue percussioni e al tamarindo e i coretti che ti alitano negli orecchi: provare per credere il succosexyssimo alienante video. Il cantato in spagnolo non fa che aumentare l'eccitazione e la voglia di bailabailabailabailar inebriati fino all'alba o fino a che non ti si rompono i tacchi a spillo o non cadi per via dei pantaloni scivolati alle caviglie. Questo è un disco che ti porta l'estate anche mentre stai seduto in seggiovia a Madonna di Campiglio, un disco che ha lo stesso effetto di una pasticca di mdma nella Piña Colada o di un lime infilato nel sedere (aggiungere menta e zucchero di canna a piacere). D'altro canto come si fa a dire di no al cadavere del polpo Paul in copertina?
In definitiva il disco delle prossime vacanze al mare: un'opera talmente phresh che conviene portarsi un golfino, si sa mai.
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