Gli inglesi Elbow sono uno di quei gruppi che non appena scopri sei portato a pensare: " bravi questi... ma come mai li sto conoscendo solo ora?" Immediatamente dopo realizzi che è anche una di quelle band che meriterebbe più attenzione.

Asleep In The Back è il loro folgorante debutto datato 2001. Probabilmente si tratta del loro migliore lavoro (sebbene i due successivi siano comunque di livello) e, nel panorama pop-rock,  in assoluto uno dei migliori esordi degi ultimi anni, quantomeno insieme a quello degli Arcade Fire e degli Interpol.

Che musica fanno questi Elbow? Qualcuno ha trovato delle affinità con le varie band pop-malinconiche d'oltremanica ma penso che si farebbe un grossolano errore nell'accostarli ai Coldplay piuttosto che agli Starsailor. A parere di chi scrive gli Elbow non solo sono più dotati dal punto di vista compositivo, ma risultano di certo più eclettici: ad esempio tralasciano spesso la classica forma-canzone prediligendo brani più lunghi della media. Aggiungerei che sono più bravi dei colleghi sopracitati nel dare una fisionomia a ogni canzone con degli splendidi arrangiamenti. Semmai non si direbbe un'eresia nell'affermare che questi ragazzi, pur avendo una propria identità, hanno recepito e metabolizzato la lezione dei Radiohead, specie quelli di "The Bends" e di "Ok Computer"

L'introduttiva "Any day now" è uno dei pezzi più originali del lotto; probabilmente un pò anomala all'interno della loro produzione, siamo comunque di fronte a una grande canzone: ipnotica, ammaliante e giustamente reiterata; la successiva "Red" focalizza meglio l'"essenza Elbow": un pianoforte, degli archi e una puntuale batteria spianano la strada a una toccante melodia sorretta dalla splendida voce di Garvey.
Il punto più alto dell'album si raggiunge però con "Powder Blue": capolavoro assoluto da inserire fra i migliori brani degli anni Duemila. Pensate a una "Paranoid Android" meno schizofrenica; bellissimo il piano e azzeccatissimo quel sax appena accennato in chiusura; echi crimsioniane si insinuano nelle orecchie dell'ascoltatore. Impossibile non lasciarsi conquistare: chapeau.
Degne di nota anche "Newborn", coraggioso singolo con i suoi sette minuti e mezzo, e la seducente "Coming Second" dall'atmosfera cupa e sinistra. L'album si conclude come meglio non si potrebbe con "Scattered Black And Whites": sognante e dolcissima ballata valorizzata da un arrangiamento a dir poco calzante.

Come tutti gli album di valore Asleep In The Back  ha bisogno di più ascolti; inizialmente potrà anche risultare un pò ostico, dopo però vi conquisterà.

Caldamente consigliato.

Carico i commenti...  con calma