Per anni ho cercato, ho scandagliato, ho ascoltato decine e decine di band per trovare un disco paragonabile alla micidiale accoppiata di inizio carriera degli Hellacopters. Gluecifer, Puffball, Turbonegro, Backyard Babies, The Flaming Sideburns, Imperial State Electric, Electric Frankenstein, in qualche modo anche i "balordi" The New Bomb Turks e molte altre hanno presenziato a lungo nei miei ascolti. Tutti gruppi interessanti, rodati, capaci di infiammare a dovere le pareti della mia angusta dimora...Ma mancava sempre un qualcosa per arrivare all'eccelenza assoluta.
Poi d'improvviso nel 2006 una band di Verbania, quindi della mia provincia, esordisce con un lavoro che riesce a colmare questa mia personalissima richiesta. Un album Let's Play Two che sicuramente non avrà avuto una conoscenza ed una diffusione capillare nella nostra nazione; ed è un peccato perchè i ragazzi, capitanati da Mauro che già si era fatto notare negli anni novanta con i Wood, tirano fuori undici brani che spaccano!!
Nulla di nuovo e di originale si ricava dall'ascolto del lavoro; però spingono a dovere, sputano sangue, si dannano l'anima per creare una miscela dinamitarda fatta di sudore, di attitudine Punk'n'Roll, di Garage, di Hard Rock viscerale. Una tensione nervosa elevatissima è l'elemento cardine in tutti i quaranta minuti di durata del CD; secchi, sprezzanti, stradaioli, incazzati. Quattro accordi di chitarra, una batteria che conosce un'unica tempistica esecutiva e la detonazione totale può avere inizio.
Gonna Get It ha il compito di aprire benissimo il tutto; qualche secondo di relativa tranquillità e poi si parte a manetta; chitarre che bruciano, abrasive, distorte. Voce tirata il giusto...sembra davvero un outtake di quel capolavoro, dei già menzionati Hellacopters, Payin' the Dues. Scosse elettriche ovunque, velocità di crociera che si mantiene sostenuta ed ecco arrivare la lunga, sfiora i cinque minuti di durata, Groovy Vibrations con una prima parte orientata verso un canonico e semplice Hard Rock; ma l'affondo, il cambio di passo è dietro l'angolo e l'ultimo minuto diventa selvaggio, furibondo, deragliante.
La title track prosegue il tiro esagerato; American Towns è fottutamente Punk, belligerante, con un tiro da fiume in piena. Doverosa e meritevole citazione coclusiva ad Empty Freak altro pezzo da novanta che abbatte qualsiasi ostacolo sul suo percorso a rotta di collo!!
Ancora un disco due anni dopo, molto più ragionato, più tranquillo paragonabile in alcuni passaggi al Southern Rock dei Black Crowes.
Massimo dei voti, è fuor discussione per me...CHEAP DIAMONDS...
Ad Maiora.
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