Nei primi anni di sviluppo, la Electric Light Orchestra, capitanata dall'istrionica e geniale figura di Jeff Lynne, ha prodotto delle sonorità ben diverse da quelle che le hanno permesso l'irrefrenabile ascesa: prodotti pop-dance come Discovery e Out Of The Blue sono entrati nelle classifiche di mezzo mondo, e nonostante la ELO non sia conosciutissima nel paese dello stivale, ha raggiunto una notorietà tale da essere paragonati ai Beatles.
C'è però un particolare che ai più sfugge: lo stesso John Lennon ha, spesso e volentieri, lodato il lavoro della ELO, definendoli addirittura "i figli dei Beatles", ma non si riferiva agli anni d'oro della band, ma all'anno 1974, quando nasceva On A Third Day (1973 Columbia Records), terzo album di Lynne e compagnia cantante. Nel primo album abbiamo trovato un approccio estremamente sperimentale, con composizioni che oscillavano tra il prog-rock e la musica classica, anche grazie alle forte influenze neoclassiciste di Roy Wood, che ha lasciato la band all'uscita del successivo ELO II, nonostante abbia partecipato in linea diretta alla gestazione dei due Boogie dell'album suddetto. On A Third Day si configura come il miglioramento di ELO II, risultato, alla lunga, eccessivamente ridondante, e la mancanza di una certa predisposizione al prog ha portato la ELO al fallimento nel tentativo di emergere come band Progressive, nonostante la bellissima cover di un classico di Chuck Berry, che risponde al nome di Roll Over Beethoven, e la sottovalutatissima From The Sun To The World (Boogie No. 1), quindi, con il terzo album abbiamo una perfetta transizione tra quello che c'è stato e quello che verrà. Nonostante siano presenti ancora delle influenze Prog, la lunghezza media dei brani è stata, di fatto, praticamente dimezzata rispetto alle mastodontiche (nei loro standard s'intende) produzioni di ELO II, mentre non ci sono stati miglioramenti degni di tal nome sotto l'aspetto degli arrangiamenti, che risultano ancora piuttosto scarni (cosa che finalmente verrà corretta con il loro masterpiece, Eldorado), nonostante l'introduzione del sintetizzatore Mini Moog; in ogni caso, dal punto di vista squisitamente artistico, ci troviamo di fronte ad un album che naviga tra alti e bassi.
Le composizioni più riuscite risultano essere quelle più dirette ed orecchiabili, come la splendida Showdown e un vero e proprio tributo al Rockabilly, Ma-ma-ma Belle, la quale diventerà uno dei loro titoli più gettonati nei concerti dal vivo; in futuro, Lynne si ripeterà ciclicamente con i tributi al Rockabilly, iniziati con la cover già menzionata di Roll Over Beethoven, e continuati con pezzi da 90 come Rockaria! e Illusion in G Major. Nelle prime quattro tracce, invece, troviamo un abbozzo di concept, con quattro tracce collegate, di cui il risultato è piuttosto discreto, mentre la chiusura dell'album è affidata ad uno strampalato rifacimento di uno dei brani più famosi della musica classica: In The Hall Of The Mountain King; la suddetta cover è stata, per usare un eufemismo, "deturpata" del suo fascino originale da effettacci sonori iniziali davvero fuori luogo, ma la conclusione in crescendo e con utilizzi massicci di chitarra e batteria riescono a migliorare, ma non a salvare, un tentativo di cover davvero troppo pretenzioso.
Come ho ripetuto in varie recensioni della ELO, questo è un album di transizione, e va quindi preso tale, di fatto la ricerca al sound di facile presa è già iniziata, anche se la voglia di tentare di mescolare ritmiche rock e composizioni classicheggianti è ancora decisamente viva, e il discreto esperimento "Concept" del lato A diverrà una realtà con il prossimo album, Eldorado. Ci troviamo, in parole spicciole, di fronte ad un album dai buoni spunti, ma probabilmente inferiore sia al primo album, che al suo diretto ascendente, dato che l'addio di Roy Wood ha provocato una sorta di "Anno 0" da cui ripartire, ma i risultati non tarderanno ad arrivare, il capolavoro è vicino.
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