Quando hai un nome di questo peso e hai tirato fuori roba come "Come my fanatics..." e "Dopethrone", sai che ogni nuova uscita è comunque la prova del nove, il disco che può riconfermarti padrone assoluto dell'inferno o scaraventari negli angelici ambienti del paradiso (quelli che gli EW vogliono evitare). E' per questa loro importanza, all'interno di un genere che rimane comunque di nicchia, che ogni nuovo capitolo viene eviscerato nei minimi particolari, subendo un processo di critica e analisi volta a comprendere lo stato di forma della band o dell'artista in questione. "Black masses", proprio in virtù di questo, è stato un album un po' sottaciuto, non troppo apprezzato dalla critica e anche da una parte dei fans.

Chiarendo fin da subito che "Black masses" (novembre 2010), non può reggere il confronto con i due lavori prima citati, va anche detto che siamo di fronte ad un cd egregiamente costruito e soprattutto capace di farsi carico del suono viscerale e demoniaco dello stoner doom più instransigente e "cavernicolo". Le armi distruttrici che hanno caratterizzato la carriera di questi inglesi sono le atmosfere plumbee e abrasive partorite dalla sei corde della biondina Liz Buckingham (entrata in gruppo a partire dal cd "We live"), su cui si innesta un tappeto sonoro reso tremendamente ossessivo da una registrazione studiata per dare proprio un tocco "vintage" al cd. Da segnalare inoltre, l'entrata in scena del nuovo bassista Tas, che va a sostituire Rob Al-Issa.

Quello che forse ha fatto storcere il naso a qualcuno è la "semplicità" di "Black masses": un platter che si adagia molto più che in passato sulla forma canzone, senza per questo limitarsi a composizioni statiche. Il minutaggio di ogni pezzo fa comprendere come i brani rimangano comunque elaborati, ma molto meno dispersivi che in qualche episodio antecedente. Partendo da questo nuovo principio (che fa di "Black masses" uno dei loro lavori più assimilabili), gli Electric Wizard costruiscono un full lenght estremamente ossessivo e ridondante, ma di quella ridondanza positiva e piacevole. E' il caso delle splendide "The nightchild" e "Patterns of evil" dove la voce oltretombale di Jus Oborn, unitamente al caos chitarristico della Buckingham, creano un sermone infernale che mina le certezze dell'ascoltatore. Un lavoro che ci riconferma una band in forma, capace di tirare fuori il meglio di se in "Turn off your mind", dal riff compulsivo ed estremamente "drogato".

"Black masses", ad oggi ultimo cd in studio del gruppo di Bournemouth, è un lavoro maturo, evocativo e in linea con quanto fatto dai nostri, in particolare da "Witchcult today" e dai suoi scenari maggiormente tendenti al doom. Forse un'opera non così minore come è stata frettolosamente etichettata.

1. "Black Mass" (6:06)
2. "Venus In Furs" (6:22)
3. "The Nightchild" (8:02)
4. "Patterns Of Evil" (6:30)
5. "Satyr IX" (9:58)
6. "Turn Off Your Mind" (5:51)
7. "Scorpio Curse" (7:32)
8. "Crypt Of Drugula" (8:48)

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