Sono passati pochi anni, me li ricordo come un sogno fatto di luci viola, vibrazioni e corpi ammassati, una supercoven da poco iniziata e noi due sgomitanti a fatica sotto uno dei vari tendoni del buon hellfest; forse avevamo bevuto un po’ troppo, ma il ritardo allo spettacolo oborn & friends e la massacrante estasi ci ha fatto tradizionalmente perdere nella mucchia; tempo neanche di accompagnare con un j che nella già mala situazione dopethrone risucchia in un buco nero, un’agonia in cui le intense quindici ore di calura estrema, cose e concerti iniziano a farsi sentire; il sole ha menato quanto la notte era sfocata, preso come una palla da bowling per le cavità pneumatiche mi allontano strisciante dalla valley sulle note di black mass, di tutto resta un onirico ricordo.

duemiladiciassette, è passato qualche anno ed ancora aspetto di presenziare presentabilmente ad un loro concerto, intanto non si fanno troppo vivi su un qualche (da me) raggiungibile palco ed esce questo disco; da subito la donna clessidra in copertina ispirava diverse sensazioni e se anche la musica fosse stata davvero tutta fianchi e sesso mi sarei ancor più sciolto; a parte l’assenza di abomini sonori, se confrontato con tutto il carico alle spalle, ciò che mi lascia in mano è un gioviale spensierato ascolto estivo;

ho volutamente aspettato mesi per filarmi tutto il disco, non nascondo il grottesco che mi sale sempre dai garretti udendo e soprattutto vedendo questa see you in hell (boh lui fa quasi tenerezza), per quanto succulenta resta la traccia che skippo ed è un vero peccato perché è la prima del disco; poi c’è necromania, bella, bene, bravi, ma se erano gli uncle acid ad essere simil nipoti degli wizard qui mi sono figurato l’esatto contrario;

è stato con hear the sirens screams che mi sono sentito coglione a non averlo capito, hanno voluto fare il loro disco settantiano, sia di carne che di ossa, dai suoni crepuscolari mai così puliti; mourning of the magicians si fa aspettare per tutto l’ascolto, ma questa la conoscevo già, ci facevo colazione da mesi ed è stato il mio personale ed immaginario ep dei wizardd, perché anche se il disco in generale m’è piaciuto, solo in questo pezzone sento rinchiusi un po’ dei loro esecrabili umori.

per quanto l’estetica resti quella, nei suoni ci hanno dato giù di swiffer sui loro dischi 00s e di carta vetrata su quelli 90s; se devo pensare alle classiche scale estremamente pesanti da fare nei sogni, qui lo scalino che nella realtà manca lo percepisco andando in discesa, per i miei gusti sento troppo l’assenza dei loro mantra che fanno schiuma da tutte le parti, dei riff che sbrodolano giù per le braccia con la totale pachidermia delle gambe, ma non si toglie mai un plauso ad una banda che praticamente cambia ad ogni uscita e ti lascia sempre qualche perla da fumare; alla fine si sa, son gusti, jon prima se la cantava uscendo sgualcito dalle tombe mentre ora sembra più un becchino con i pantaloni a zampa di elefante, dressed in black, no turning back, doom-mantia.

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