Non mi sentivo particolarmente attratto dall'ultimo disco di Elio, un po' per il titolo, un po' per quella Vincere l'odio che non mi aveva convinto in quel di Sanremo, soprattutto in confronto ai bei pezzi del 2013.
Quando, sotto pressioni di amici, mi sono deciso ad ascoltarlo, sono rimasto abbastanza sorpreso.
E' un disco parecchio danzereccio: definirei almeno tre pezzi, Vacanza alternativa, China disco bar e Il quinto ripensamento come dirette discendenti di Born to be Abramo e Discomusic. Questo mi rallegra perché sono un fan degli Elii più dance. In particolare, la dance di Il quinto ripensamento salva in extremis un pezzo in cui l'uso della quinta di Beethoven e della tematica rapporto uomo/donna stava emanando odore di già sentito. China disco bar invece rimarrà semplicemente in loop nella vostra corteccia e farà fatica ad andarsene. Oh, anche Inquisizione è un rock dalle sfumature disco/funky molto piacevole.
Musicalmente appaganti sono la fantastica Cameroon, dove le parole in italiano sembrano scelte appositamente per sembrare cori in lingua africana. C'è Ritmo sbilenco, che segue la strada di Plafone e Come gli Area, brano prog-rock davvero molto pregevole in cui si studia e si affronta il genere 'regressive', nemesi del progressive. Poi abbiamo Bomba intelligente, un brano scritto e cantato da Francesco Di Giacomo, con un testo se vogliamo non sconvolgente (di variazioni sul tema della bomba intelligente ne ho sentite troppe, immagino) ma musicalmente commovente, anche grazie al bell'assolo finale di Mauro Pagani al violino distorto (e anche perché Di Giacomo è morto. Quando ascolto vecchie registrazioni di belle voci non più vive, mi commuovo).
Gradevole è il pop/lounge di She wants, in cui si esibisce un Rocco Tanica sintetizzato, virtuoso e (manco troppo) allusivo, così come il dritto rock and roll di Rock della tangenziale, che pian piano mi ha convinto nonostante debba sopportare la presenza di J-Ax. Decente anche Il primo giorno di scuola.
Ho trovato un po' fiacche Il mistero dei bulli, lento in vecchio stile Elio e le Storie Tese (ricorda La follia della donna) in cui il testo non è abbastanza brillante per energizzare l'arrangiamento, Parla come mangi che è decisamente sotto tono (il tema dell'abuso dei termini inglesi è stantìo), non molto incisiva anche I delfini nuotano, direi.
In generale, quasi tutte le tematiche dei testi e le trovate lingustiche sono abbastanza telefonate. E' un disco dove, a mio parere, l'aspetto musicale prevale nettamente su quello testuale, e che vede due gemme nella figura di Faso (il basso è una goduria in ogni pezzo) e di Paola Folli, che - sarò un po' esplicito - se scopa come canta, è la donna della vita (ascoltare Vacanza alternativa e Ritmo sbilenco).
In definitiva un disco molto gradevole, che presenta degli Elii un po' in affanno dal punto di vista delle idee, ma che suona incredibilmente bene.
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