Recensire un disco degli Elio e le storie tese é un'impresa ardua, soprattuto per chi, come me, li ama alla follia e non ha mai scritto una recensione in vita sua. Però, visto che in giro non ne ho trovate di decenti, ho pensato bene di scriverle io due boiate.
Ad un primo ascolto il disco non mi ha fatto "tremare le mutande" e forse non lo farà mai, ma pian pianino mi convinco sempre di più di essere condizionato dall'assenza dell'effetto sorpresa. La metà dei brani infatti erano già noti in quanto suonati a Sanremo, al Primo Maggio, da Fiorello o nei live, quindi il piacere di ascoltare un disco nuovo si perde un po'. Detto questo, non sapendo se fare una recensione track-by-track o parlare del progetto nel complesso, credo sia meglio fare un po' e un po', come se lo dovessi raccontare a un amico.
L'album si fa ascoltare piacevolmente ma, per la prima volta da quando ascolto gli Elii, sembra mancare quella genialità nella stesura dei testi che li ha resi quello che sono. Le Sanremesi "La canzone monotona" e "Dannati forever" mi avevano divertito soprattutto per essere assolutamente fuori contesto il quel tipo di show. Mentre la prima vuole essere solo un esercizio di stile ricco di citazioni (magnifica quella sull'inno cubano) la seconda mi ha lasciato un po' l'amaro in bocca; se Elio scrive una canzone a sfondo religioso mi aspetto che l'indomani venga prontamente scomunicato. Invece il pezzo risulta simpatico ma mai davvero graffiante (forse perché altrimenti a Sanremo non avrebbe potuto eseguirlo?). Molto più "illuminata" la prefazione al pezzo che, passando in rassegna i vari peccati parlava di "matrimonio omosessuale tra persone dello stesso sesso (gravità importante) e matrimonio eterosessuale tra persone omosessuali di sesso diverso (gravità attenuata). Geniale Il resto del disco si sviluppa con pezzi che cercano di mostrare uno scorcio della nostra società, secondo un modello già visto nella lunga carriera del complessino. Si spazia infatti dal fenomeno WWW (forse é un po' tardi per farci un pezzo) e la mania social di condividere qualsiasi cosa sul web, passando per la Milano che non si ferma mai o per i tipici racconti di vita vissuta. Insomma vorrebbe far satira.
Tutto é suonato come sempre magistralmente ma, come avevo accennato, sono i testi a non essere eccelsi. Più di 10 anni fa il Presidente della Commissione di vigilanza RAI sentenziò che la satira non deve "informare" ma "deformare" e qualcuno (Luttazzi) rispose che la satira "informa, deforma e fa quel cazzo che gli pare". Giusto. Per me la satira deve fare anche qualcosa in più: deve informare, deformare, far pensare e far ridere. Negli ultimi due punti il lavoro degli Elii é appena sufficiente. Due parole in più vanno spese per due brani che, per motivi diversi, hanno per me un significato particolare: "Il complesso del primo maggio" e "come gli Area". "Il complesso del primo maggio" vale l'acquisto del disco anche solo per l'intro di Eugenio Finardi e il pezzo vero e proprio é sicuramente coinvolgente e strappa parecchi sorrisi. Certo, anche qui avrei preferito che Elio, oltre a prendersi gioco dell'istituzione primo maggio nella sua forma, prendesse di mira anche colleghi più blasonati, gente che davvero ha rotto i coglioni e che magari poteva offendersi davvero. Mi sembra che gli sia venuto un po' il "braccino". Rimpiango i tempi in cui al concertone si gridava "ti amo, ti amo Ciarrapico". Infatti hanno riso tutti e non si é offeso nessuno. Il brano "come gli Area" invece non é altro che un tributo al fantastico gruppo di Stratos (che tralaltro esegue l'intro). Bellissimi i campionamenti della voce di Demetrio ed é lodevole l'idea stessa di dedicare un pezzo a un gruppo talmente importante nella storia della musica italiana e che ovviamente molti dei miei coetanei non hanno mai sentito nominare. Se riuscirà anche solo a far venire la curiosità a qualcuno che non li conosce il brano avrà fatto centro.
Insomma il disco é un solito disco degli Elio e li storie tese, solo meno ispirato. Ovviamente non mancano i passaggi esilaranti e musicalmente é sempre piacevole da ascoltare. Non mancano gli intermezzi surreali che caratterizzano ogni album precedente ma tutto é leggermente sottotono. E' un disco che i fan devono assolutamente avere ma chi non li conosce, o magari li ha solo sentiti a Sanremo, deve assolutamente virare sui lavori precedenti. Il voto rimane comunque buono perché, anche se il disco non é al livello dei classici del complesso, é doveroso ricordare che é un lavoro assolutamente gradevole. L'album Biango é un disco nella media ma, per me, quando si parla di Elio e le storie tese, la media é molto alta.
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