Dopo aver ascoltato bene il disco e aver letto le due DeRecensioni mi appresto a scriverne una terza. Spero che la cosa potrà essermi perdonata in virtù del fatto che entrambe quelle presenti mi sembra siano incomplete.
Overture (Andante con Moto, ma senza il Mito):
"Lode agli 'Studentessi', portatori di Cultura"
Per cominciare dichiaro aprioristicamente "Studentessi" di Elio e Le Storie Tese
"miglior album del 2008 e mi spiace per qualsiasi altro album che esca eventualmente dopo: peggio per lui"
con la seguente giustificazione:
Nel 2008 fare un disco così spudoratamente prog, ma allo stesso tempo divertente, nutritivo per le menti assetate di cultura, non nostalgico né autoreferenziale ma soprattutto VENDERLO A PACCHI è di per sé una buona notizia. Anche per coloro che odiano il rock progressivo (ne conosco che sono fan di Elio ugualmente e la cosa non deve sorprendere, viste le premesse).
Per questo sostengo che Elio e le Storie Tese sono il nuovo Dipartimento Scuola Educazione (sezione Musicale), la loro opera è meritoria e dovrebbe essere indicata a modello. In questo senso vanno a braccetto con Daniele Luttazzi, il cui lavoro di educazione civica della popolazione della martoriata penisola italica sarà ricordato come una delle poche oasi di civiltà in un ventennio caratterizzato dall'imbruttimento e dal ritorno dell'analfabetismo.
Atto Primo (Allegro Pomposo un po' Palloso):
"Ma EELST sono davvero prog?"
Ma veniamo a un punto dolente che impegna in feroci discussioni gli eliologi e gli storietesologi fin dai remoti tempi dell'ormai lontano "Live in Borgomanero" del 1987: sono davvero gli Elii un gruppo prog? E se si: è questa cosa buona, giusta, loro dovere e fonte di salvezza?
Certamente non possiamo scordare le dichiarazioni di Elio a proposito di Zappa come prima fonte di ispirazione di EELST, lo Zappa del periodo con le Mothers of Invention, ovviamente. Ma se anche facessimo questo errore ci verrebbe in aiuto lo spettacolo che il mitico monociglione ha portato in giro questo inverno, insieme ad un ottimo ensemble di musica moderna: il parallelismo con "The Yellow Shark", capolavoro dell'ultimo Zappa il era assolutamente evidente (e il piacere d'ascolto non di molto inferiore, almeno per me).
Ma in questo album c'è molto di più di questo, a parte l'ennesima riprova della capacità tutta Eliica di masticare e digerire tutto l'ascoltabile, ci sono delle "operazioni culturali" -come diceva Elio dal vivo a Carmagnola- che non possono passare inosservate:
Plafone: l'intro sembra uscire dritta da un disco della PFM, o da "Selling England by the Pound" dei Genesis (quelli con Peter Gabriel, eh!). Ovviamente la voce della Ruggiero fuga qualsiasi dubbio residuo: la più incredibile delle voci italiane dopo quella di Demetrio Stratos.
Ignudi fra i nudisti: qui la tiro per le orecchie: avete presente "Hair" o "Jesus Christ Superstar"? Ok, ok, anche il funk e la disco anni '70 (altro indizio del DNA irriducibilmente dadaista, stile Zappa più che Area). Allo stesso modo più avanti "Single" ricorda certe parti di "Evita" degli stessi autori di JCS. Tutte e tre queste "opere rock" vanno a mio parere nel gran calderone della "nuova musica" degli anni 60/70.
Tristezza, Il congresso delle parti molli: struttura ritmica dispari, come da sempre in Elio e come d'obbligo per un buon gruppo prog negli anni '70. Sopra la struttura ritmica succede di tutto. In perfetto stile Elio. La seconda ha anche l'assolazzo stile Floyd, che non poteva mancare.
Heavy Samba: qui siamo al delirio fantastico. Per godere davvero come ricci va ascoltata dopo aver mixato insieme "Communication Breadkdown" e "Babe I'm gonna leave you" dei Led Zeppelin (la seconda per il bebo-bebo) con il mitico Chico Buarque de Hollanda.
Indiani (a caval donando): qui siamo al pezzo di bravura da maestro. Nell'introduzione c'è una moneta che gira su un tavolo, citazione secondo me tutt'altro che casuale dell'inizio di "The Boys in the Band" dei Gentle Giant, dal disco "Octopus" (e qui stiamo parlando dell'aristocrazia del prog, roba quasi al livello degli Area). Il testo è assolutamente all'altezza di tanto sfoggio di cultura ;).
Parco Sempione: ed ecco la perla. Questo è un pezzo prog di altissima qualità, fatto e finito allo stile Gentle Giant (soprattutto nella parte in lumbard sembra di nuovo uscito da Octopus, album che a sto punto mi riprometto di recensire), ma ci sono degli elementi che non si incastrano da nessuna parte. Ma soprattutto: è la hit, il singolo! Vi rendete conto? Un pezzo prog duro e puro trasformato in un pezzo da scalare le hit parade del 2008. Questa è Arte Eliica al massimo livello.
Atto Secondo e ultimo (Allegretto Breve e Circonsiso):
ma che che ce frega ma che ce 'mportaaaa
E dunque? Ci sono ottime ragioni per sostenere sia la tesi della progghicità che non. Possiamo cominciare dicendo una cosa, però: che EELST siano prog o meno l'effetto di questo album è certamente di "sdoganare" definitivamente il prog nella musica "leggera" italiana del 2008. E di farlo con una potenza di fuoco degna di uno sbarco in Normandia musicale o di una "discesa in campo" più recente di certo altro milanese di ben più dubbie qualità.
Per questo soltanto EELST meriterebbero un Grammy, un Oscar e due David di Donatello (che tanto ormai li danno a vitelli e orsetti), ma secondo me si guadagnano -proprio con questo album- l'ultimo tassello che gli mancava: le citazioni sono talmente tante che cessa di aver alcun senso citarle. Elio e le Storie Tese sono loro. Tutto in questo disco è fantastica farina del loro stupendo, delirante e dadaista sacco. Per riassumere tutto con uno slogan: "Studentessarne uno per educarne cento".
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