Non molti giorni fa discorrevo con i miei amici sulle canzoni che avevano in qualche modo segnato la nostra infanzia. Man mano che uscivano fuori le varie Britney Spear, Spice Girls, Aqua, Cristina D'Avena giù giù fino alle drammatiche esperienze nei cori parrochiali, saliva un imbarazzo incontenibile dovuto allo svelamento dei suddetti altarini. Roba da circolo degli alcolisti anonimi. Arriva il mio turno.Con una ingenuità fanciullesca alimentata dal dipanarsi di così veritiere e compromettenti confessioni, riferì che la prima canzone (di cui abbia memoria) che mi abbia propriamente colpito (dopo "Imagine" di Lennon cantata in occasione della mia prima recita scolastica-wow-) è stata "Labyrinth" (che, per chi non lo sappia, gli sfugga o faccia il finto tonto, è il secondo singolo tratto dal primo album di Elisa "Pipes and flowers", 1997). Mi stanno ancora prendendo per il culo e non so perchè. Fatto sta che dai nove ai sedici anni ho completamente dimenticato chi fosse Elisa. Mi hanno detto: "Ma come?! Quella che ha vinto Sanremo quest'anno "di rimando" perchè lo fanno ancora Sanremo?" ; La scoperta di Caterina Caselli è interssante davvero" "Ma chi? Pure tu fissato con i Gazosa?"; " Bella la cover di "Almeno tu nell'universo"..." "Infatti, bel lamento (Era devvero una nenia)". Poi, non ricordo  perchè, percome, perquando, vagabondando fra gli scaffali dell'unico negozio di dischi presente nella mia cittadina vidi "Then comes the sun". Il proprietario, puntando sul fatto che quando entro in quel buco malefico non me ne esco se non ho comprato almeno un singolo, mi assillava sfornando dappertutto album invendibili , da Alabina a Grazia Guerra (era periodo di magra) , così per sottrarmi a quel supplizio afferrai il disco (quello che dovrei recensire se smetto di essere oltremodo prolisso) e lo trascinai alla cassa (forse ricordavo una mezza cosa riguardo Elisa altrimenti non avrei comprato un bel nulla). A discapito della mia avventatezza, non me ne sono pentito.

 "Then comes the sun" fu pubblicato nel 2001e il titolo potrebbe apparire un omaggio ad una celebre canzone dei Beatles,"Here comes the sun", pur non essendolo (sfoggio di erudizione). Il disco si apre con una tripletta nienta male: "Rainbow" affronta il tema della perdita con una delicatezza apparente che cela invece un messaggio forte ossia l'inscindibilità dei legami veri, spontanei. "Heaven out of hell" è dedicata alla madre ma assume dei caratteri di generalità senza perdersi in azzardi o semplicismi:suo corso il culto  la ricerca di una  libertà individuale che non calpesti le libertà altrui, una ricerca sensibile che abbandona durante il suo corso il culto della forza interiore per fare appello, paradossalmente, alla vulnerabilità. "Dancing" è un pezzo di grande impatto dove la sensibilità puramente femminile di Elisa prorompe del tutto.

Il dco prosegue con "Fever", traccia che sembra sospendere le atmosfere eteree e sottili dell'inizio per dare ampio spazio ad uno sfogo contro le malattie del mondo, un implicito inno alla pace, ma anche un'esaltazione del rapporto fra uomo e natura (stavo camminando quando ho visto un uccello nel cielo/ ho seguito il suo volo con lo sguardo/ e mi è sembrato di poter volare là/ e mi ha fatto sorridere dentro), che oggigiorno sembrerebbe precorrere i tempi , dati i vari "Liveaid", "Giornata ecologica", "Grangalà dei rifiuti umidi" etc...."Fairy girl" rappresenta insieme a "The winow" e "Semplicity" uno dei momenti più essenziali dell'album e sembra impossibile descrivere completamente il bagaglio emotivo che esse trasmettono, le immagini che evocano, le sensazioni di limpidità, leggerezza, profondità di cui si fanno carico. "Rock your soul" ribadisce l'identificazione fra uomo e forze della natura e riesce ad inviare all'ascoltatore quel senso di tepore materno che i più sensibili percepiscono dalla terra (Anche se ritengo personalmente la versione presente in "Lotus" di gran lunga migliore). L'unico neo dell'album risulta essere "Time" sembra minare l'omogeneità del disco.

In definitiva "Then comes the sun" è un album più che piacevole, da ascoltare con attenzione ma anche da vivere, dedicato a chi ha bisogno di gioire e commuoversi, a chi cerca di trarre dall'esperienza negativa una vena di ottimismo; un album che non ammette definizioni e limiti, proprio come i cieli della California, Stato che ha ospitato la registrazione dell'album stesso.

Veloce, meditato, profondo.

Carico i commenti...  con calma