Non è facile essere oggettivi nel commentare gli album di Elisa, parlare delle sue doti, apprezzabili o meno. Ma, soprattutto, è impossibile essere oggettivi parlando di questo album. Forse perché è stato uno dei primi che ho comprato, ma anche e soprattutto perché è stato un album che ha inciso non poco sulla mia persona e, di conseguenza, è l’album a cui tengo di più, il più importante per me tra quelli di Elisa e non solo.
Ed è stato grazie (?) ad esso che ho cominciato a conoscere la musica ed il mondo di Elisa, che da quel momento è divenuta una delle artiste che più amo, se non La (e non me ne vergogno minimamente nell’ammetterlo). Ma parliamo dell’album e, soprattutto, dal bellissimo titolo, fondamentale per comprenderne il messaggio. “Then comes the sun” …
Una dichiarazione di una poetica, di un modo di reagire al mondo e all’oscurità della vita. Non a caso Elisa incide questo disco dopo l’oscurità più nera e densa del poliedrico “Asile’s world”. Elisa rinasce ed esce da quell’oscurità con queste parole “then comes the sun”, poi viene il sole…
Il suo messaggio è questo, sempre secondo me: per quanta pioggia possa esserci nella nostra vita (che sia l’amicizia perduta di “Rainbow” o l’arroganza delle persone in “Fever”), arriverà un momento in cui arriva il sole, arriverà il momento in cui saremo vincitori, non fisicamente o materialmente, ma moralmente, perché la vittoria morale è la più bella, la più importante, la più preziosa. E il fatto che questo album rappresenti la primavera è emblematico di una visione del mondo. Questo ho colto ascoltando le musiche, leggendo i testi, innamorandomi della voce: un consiglio, che per quanto banale e umile, trova nell’umiltà e la semplicità le sue più grandi forze (e non a caso l’ultima canzone dell’album s’intitola “Simplicity”…).
E l’umiltà la si ritrova nelle musiche, nettamente e volontariamente contrapposte a quelle di “Asile’s World”, il che rende i due album opposti tra loro, rappresentanti di due entità onnipresenti, l’uno l’oscurità e l’altro lo spiraglio di luce. L’unica canzone dalle sonorità simili a quelle del precedente album è la bellissima “Time”, che riesce perfettamente a rappresentare l’incessante, e per questo angoscioso, scorrere del tempo e che è anche l’elemento di congiunzione tra i due album.
Personalmente è stato impossibile non amare canzoni come “Heaven out of hell”, un bellissimo ringraziamento alla madre, l’unica che riesca a fare dell’inferno il paradiso; o della celeberrima “Dancing” … .
Unico e speciale…
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