Ella Fitzgerald è stata senza ombra di dubbio una delle più grandi cantanti di tutti i tempi, sia bianche che nere, ed in particolare è universalmente riconosciuta come la regina assoluta della vocalità jazz.
I motivi sono ovvi; basta ascoltare la sua voce anche una sola volta per rendersi conto di trovarsi al cospetto di un talento unico e inimitabile. Insuperabile per tecnica, intonazione, senso del ritmo, chiarezza di pronuncia, entusiasmo e capacità interpretative, Ella è sempre stata la pietra di paragone per le "colleghe", anche le rivali più grandi e illustri come Billie Holiday e Sarah Vaughan.
Alcuni dei punti più alti della sua carriera Ella li raggiunse nella seconda metà degli anni '50, periodo in cui incise per la Verve una gloriosa serie di interpretazioni dei songbook dei più grandi songwriters americani, serie inaugurata nel '56 dallo splendido lavoro dedicato a Cole Porter.
Dopo lo straordinario e meritato successo di quella prima uscita, a distanza di soli sei mesi Norman Granz (uomo di punta della Verve) decise di ripetere l'operazione con questo ugualmente meraviglioso "The Rodgers and Hart Song Book", riuscendo a ripetere il successo artistico e commerciale. Seguirono negli anni seguenti altri gioielli, come i lavori dedicati a Duke Ellington, Irving Berlin, Harold Arlen, ma soprattutto il quintuplo lp (ora 3 cd più uno di versioni altrenative mono) dedicato a George & Ira Gershwin, forse il più grande songbook di sempre, con orchestrazioni di Nelson Riddle, il miglior arrangiatore sulla piazza.
Se Ella già dimostrò di essere la migliore cantante scat ai tempi della nascita del bop, dando fulgido esempio di come la voce umana possa e debba essere considerata alla stregua di uno strumento musicale completo, in queste occasioni mise da parte l'improvvisazione e dimostrò altresì di essere una magistrale interprete di standards, anzi la più grande in assoluto.
Canzoni come "My Funny Valentine", "Bewitched", "Blue Moon", non hanno bisogno di presentazioni, così come "My Romance", "It Never Entered My Mind", "Spring Is Here"; ed ugualmente: "I Didn't Know What Time It Was", "I Could Write A Book" e "Lover".
La Fitzgerald ne fornisce in queste registrazioni la versione vocale definitiva, esaltando al massimo le linee melodiche di Rodgers e rendendo sempre credibili e vissuti "sulla propria pelle" i testi (spesso eruditi) di Hart. Le orchestrazioni di Buddy Bregman sono più che buone e funzionali a mettere in evidenza la voce di Ella, e riescono a non ripetersi nonostante i 35 brani contenuti nel doppio cd, che scorrono via senza il minimo sforzo; talvolta viene palesato un gusto che oggi può apparire retrò nell'uso degli archi, tuttavia vengono sempre evitate eccessive stucchevolezze!
Oltre al valore intrinseco, e al puro piacere d'ascolto che ne deriva, è importante sottolineare che questa serie di dischi rappresenta tutt'ora il punto di riferimento per lo studio e la conoscenza degli standards, e vengono usati anche a livello didattico da musicisti professionisti come "punto di partenza" per fare propri questi veri testi sacri del jazz. Ma qualsiasi ascoltatore beneficierà di questa conoscenza, poiché questi brani sono il pane quotidiano dei jazzisti del passato e anche del presente, ed è ovvio che conoscere bene i temi, i ritornelli (e perché no, anche i testi) e le varie nuance melodiche e armoniche degli evergreen può solo migliorare la capacità di comprensione delle complessità improvvisative, e permette a tutti di entrare in sintonia anche con le frequenti astrazioni, e di godere appieno di alcuni colpi di genio degli improvvisatori senza perdere il filo. Infatti spesso le melodie originali vengono solo accennate, e non conoscerle è chiaramente un handycap se si vuole cogliere certe finezze.
Non si smette mai di studiare, ma in questi casi è sempre gratificante, un vero investimento sulle proprie capacità d'ascolto!
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