La ragazza che con risolutezza impugna il microfono nel video di repertorio in b/n è originaria della Klang Valley di Selangor, Malaysia.
Norzila binti Haji Aminuddin il suo nome, in arte Ella. Se si esclude una sola eccezione, analogamente in lingua Malay sono scritte tutte le sue songs. L’esotismo dell’origine (Penang, Malaysia) non dovrebbe complicare troppo l’inquadramento della singer o della band (nei primi 4 albums il nome era di Ella and The Boys): Ella produce per EMI music e in madrepatria è una rockstar. Per l’esattezza chiamata “Ratu Rock” (“Queen of Rock”) o anche “Rock Diva dell’Indonesia, dell’Arcipelago Malese e dell’Asia”; in attività dal 1985 fino ad oggi ha venduto in Madrepatria e nei Paesi limitrofi (Singapore, Sumatra, Indonesia...) un numero di copie dei suoi albums che sfiora il milione e mezzo.
Dall’interessante formula originaria basata su un grezzo impasto hard rock-voce ad oggi, si può notare come la biografia della rock-singer asiatica riproduca e riproponga la geografia della propagazione del successo e l’evoluzione della geometria stilistica, assai duttile; da cult band per clubs a possibile proiezione futura sui networks occidentali o (considerata la vicinanza geografica) sud-pacifici (Australia, Nuova Zelanda) e nipponici, con inevitabile evoluzione “programmata” di cut-up. A partire dalla lingua. Del resto Ella è stata la prima artista malese a registrare per intero un album negli USA (titolo: Ella USA) e voci di corridoio la vorrebbero di nuovo negli States. Il che è un fatto assolutamente normale, e negli ultimi tempi anche più frequente. Quello che induce a maggior motivo di interesse è che trattasi di un’autrice e interprete a metà tra heavy metal e pop, con una bellissima voce, potente, graffiante, “rock” al punto giusto, penetrante (Babes In Toyland possono costituire un pur remoto termine di paragone), femminile e suadente secondo le esigenze stilistiche (ed estetiche: Ella è un icona pop locale), riuscendo a livello interpretativo nell’impresa (ardua, considerato il background) di amalgamare un insopprimibile substrato folk-pop a moduli espressivi collegati all’heavy metal più tradizionale, ora nettamente melodico e forgiato nella forma della slow ballad, ora attestato su una scansione ritmica che gli appassionati del genere apprezz(er)an(n)o (?) maggiormente.
Se “Suara Semalam” ricorda i Maiden del periodo Bruce Dickinson i brani più lenti, come “Gemilang” o “Pengemis Cinta” riportano alla memoria gli Scorpions di “When The Smoke Is Going Down” o “Still Loving You” o per altri versi i Blind Guardian di pezzi come "Don't Talk To Strangers"; la voce femminile inserita nel contesto di un sound hard/metal (nella lentezza e imponenza melodica di certi episodi) può aprire uno spiraglio verso gli Evanescence (versante metal) o i Garbage (versante pop): l’hit locale “Rama Rama” (“Farfalla”) può ricordare la band di Amy Lee nelle live performances e quella di Shirley Manson nella più patinata versione studio; arabeggiante e giocata su inflessioni funk “Kau Tiada Guanti” è un episodio eccentrico addirittura alla RHCP. Gli ascolti su cui vocalist e band si sono formati sono evidenti, e altrettanto evidenti sono gli attuali limiti di un’approccio un po’ “naive”, (che può non essere necessariamente un dato negativo); un po’ meno evidenti ma forse latenti e identificabili attraverso uno sguardo attento invece sono le potenzialità: il cantato è il principale punto di forza, i musicisti sono all’altezza del materiale e le qualità di songwriting sufficientemente evolute.
Il processo di occidentalizzazione è già iniziato, sia con la raccolta “EL” del 2007 (in cui spicca la partecipazione di Slash e dei Guns’n Roses, in episodi distinti), sia nel singolo “Standing In The Eyes Of The World” (unico pezzo in inglese) interpretato in occasione degli International Commonwealth Games del 1998. Dallo star-system locale alla possibile scoperta del new-name adatto all’export la via non è/sarà facilissima, ma sicuramente può essere più breve di un tempo. Grazie anche alle nuove vie dei processi di globalizzazione. Basate sull'omologazione dei gusti. Globalizzati, appunto e quindi più interessanti, come lo sono gli sfrangiati e (fortunatamente) imperfetti margini di tali processi globali.
By ’πνοςphere boy ©
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