Ha avuto una lunga vita Elliott Carter, compositore americano tra i più significativi del secolo scorso: e dai molti incontri fatti ha spesso ricavato musica. È sufficiente ricordare qui i suoi omaggi italiani a Italo Calvino ("Con Leggerezza Pensosa" per 3 strumenti) e Goffredo Petrassi ("Riconoscenza" per violino solo).
Forse il più europeo tra i compositori d'oltreoceano, Carter ha al suo attivo oltre 120 lavori: i due pezzi presenti in questo cd non sono dunque che uno spiraglio aperto sulla sua vasta produzione.
Le "Variations for Orchestra" sono il contributo del newyorkese a un genere cardine nella musica sinfonica di tradizione classica: quello appunto del trattamento orchestrale di un tema con variazioni. Ne risulta un brano di 22 minuti, rigoroso nella scrittura e compatto all'ascolto, per quanto articolato secondo tre idee musicali che subiscono un'incessante serie di trasformazioni; ed è un altro lavoro che ha radici nel nostro paese, fu scritto infatti a Roma nel periodo 1954-55.
Interessante l'ascolto del brano che apre questo cd, il "Piano Concerto" del 1964-65. Di nuovo una forma derivata dalla tradizione, quella del concerto per strumento solista e orchestra, che Carter suddivide in due soli movimenti, per una durata, anche in questo caso, di 22 minuti.
Brano scritto a Berlino, questa volta, e si sente: il Muro era stato costruito da tre-quattro anni e Carter viveva nella zona d'influenza statunitense. L'atmosfera plumbea di quegli anni si percepisce in questo pezzo burrascoso e irrequieto, specialmente nel finale che si fa aggressivo con l'emergere di timpani e ottoni a lacerare il fraseggio del pianoforte.
Ma tra le doti di questo musicista c'è nel fondo uno sguardo sereno, per quanto disincantato, sulla realtà: la sua musica non è mai disperata, l'ultima parola spetta sempre alla speranza. Tanto che, parafrasando il titolo di quel suo pezzo italiano, potremmo dire: riconoscenza per Elliott Carter.
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