Stati Uniti d'America, North Carolina, 1950

Mancano due lustri al termine della segregazione razziale legalizzata (sic!), fulgido esempio di democrazia e parità tra uomini, diritti e doveri, nata dalle elucubrazioni del genio incompreso Jim Crow. Qualcuno ha cercato di "addolcire" l'amarissima distinzione con un ironico tendente al becero, "separati ma uguali". Vengono, quindi, create strutture apposite con bagni separati, posti a sedere separati, camere separate, prigioni separate e compagnia cantante. Canzoni sull'odio razziale ovviamente. Elliott Erwitt, fotografo francese, figlio di genitori russi e trapiantato negli Stati Uniti, la nazione democratica per eccellenza, quella che più si è distinta nella valorizzazione di tali efferatezze, impresse su celluloide diversi scatti che ritraevano una delle condizioni più putride, ignominiose e merdose della faccia della terra. Tra l'altro ben avallata anche in Europa dal nazismo e dal nostro Belpaese con le schifose leggi razziali promulgate durante il ventennio fascista.

In questo famoso scatto, Erwitt illustra cosa poteva significare un uomo di colore nei confronti della "supremazia" (?) bianca. Nulla. Materiale di scarto, errori dovuti ad un difettoso processo embrionale. Il peggio del peggio che potesse esistere. Non a caso, in quella che potrebbe essere una parete di un bagno pubblico o un locale di ristoro vi è un erogatore d'acqua pulito, lucidato, con tanto di marchio di fabbrica. Pomelli e diffusore lustrati. In alto, ad altezza d'uomo una targa su cui appare la scritta "White". Per i bianchi. Di poco a lato, a debita distanza di sicurezza perché, non si sa mai, infezioni, avvelenamenti, epidemie che questi neri possono sprigionare dai pori della loro pelle sporca o dall'alito marcio delle loro bocche, c'è un qualcosa collocabile tra un lavandino della carrozza di terza classe ed un cesso. Qualcosa di simile all'orinatoio di Duchamp. Ovviamente avvolto dalla noncuranza, dalla sporcizia, e, non lo escluderei, da qualche buona percentuale per la possibile diffusione di infezioni. In alto, ad altezza d'animale, una targa identica alla prima. Cambia la scritta però: "Colored". Per i neri, gialli, rossi ed altre bestie con la pelle diversa da quella bianca.

In questo magnifico paese dove la democrazia è evidentemente di casa, per secoli, a partire dallo schiavismo delle "Negriere", degli uomini la cui colpa è stata quella di avere il colore della pelle diverso dal bianco, hanno subito vessazioni e maltrattamenti di ogni genere. Questa foto può raccontare solo il minimo. Dappertutto c'era un muro invisibile che divideva i bianchi dai neri. Dai seggiolini degli autobus, dove ai neri erano riservati quelli sulle ruote e vicino ai motori, ai servizi igienici dove c'era il gabinetto bianco e il cesso nero. Le fontane per riempire brocche o i lavatoi. Poi c'erano allegre associazioni tipo Ku Klux Klan, le agenzie a favore dei matrimoni misti "No al meticcio" e gli sporchi ipocriti che si masturbavano di fronte alle vittorie di Cassius Clay o al blues di Ray Charles. Perché qualche negro buono è stato creato, in fondo.

Qualcuno poi si è azzardato a cambiare le cose, tipo Malcolm X, Martin Luther King, Clarence Mitchell o Angela Davis. Alcuni sono stati eliminati, altri pestati a sangue o relegati nell'oblio fino a quando qualche altro genio incompreso ha deciso di porre fine a tale marciume, dichiarando incostituzionale la segregazione nel 1970. Ma non è che sia finita. Un negro rimane sempre un negro. Spike Lee, nero e americano, con "Fà la cosa giusta" difende giustamente la propria pelle e quei diritti che vengono calpestati addirittura ad Harlem, il polmone nero di New York. Steven Spielberg, bianco e americano, gira un film meraviglioso, "Il colore viola", schiaffeggiando i moralisti del cazzo con un formidabile cast di attori di colore. Poi mica qualcuno si azzarda a dire che un Charlie Parker, un Jimi Hendrix, magari un Denzel Washington, siano dei "negri di merda"? O un Miles Davis, un Louis Armstrong. Per carità.

All'uopo mi vengono in mente tre domande di cui due banali :

- Chi ha deciso che un bianco è migliore di un nero? Crow? Hitler? Mussolini? Custer? Cabot Lodge? Ah beh, allora...

- Cosa ha di diverso un nero da un bianco, oltre alla pelle ovviamente?

- Per noi bianchi, un nero è un uomo di colore. Per un nero, un bianco cos'è?

 

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