Dura solo due anni il ritiro dalle scene post "Blue Moves" di Elton John, ma "A Single Man" del 1978 segna una svolta totale rispetto alle precedenti pubblicazioni del pianista di Pinner: nuovi strumentisti, nuovo paroliere, nuova casa discografica ed un taglio nettissimo rispetto al recente passato: tanto "Blue Moves" era sovrabbondante, pretenzioso e confusionario, pur con qualche sprazzo di genialità quanto "A Single Man" è semplice, diretto e scorrevole; un album che sicuramente esula meno dai canoni pop rispetto al suo predecessore; ma non per questo mediocre o scontato; tutt'altro, "A Single Man" trova la sua forza proprio nel suo essere orecchiabile e poliedrico senza strafare; giusto con quel tocco di genialità e raffinatezza à la Elton John che lo rende, a ben 32 anni dalla pubblicazione un album ancora moderno, a tratti anche all'avanguardia nelle sonorità.

"A Single Man" è un caos organizzato di sonorità diverse che confluiscono in un unico armonico calderone: in tutto questo EJ piazza alcune pop songs che rasentano la perfezione; in primis la leggiadra "Return To Paradise", intrisa di atmosfere caraibiche e il singolo "Part-Time Love", irresistibile e appiccicoso pop rock dal sentore vagamente disco, ma anche il suadente e stralunato ragtime di "Big Dipper" e la trascinante ballata gospel "Georgia", accompagnate nei cori dall'intero Watford FC, nelle cui fila all'epoca militava anche l'ex milanista Luther Blissett; e se la ballad romantica "Shine On Through", il semplice pop rock di "I Don't Care" e il numeretto crooneristico di "Shooting Star" sono episodi un po' di mestiere, pur se assolutamente gradevoli, EJ ribadisce la sua genialità con un blues plumbeo e sofferto, "It Ain't Gonna Be Easy", che si trascina sinuosamente per più di otto minuti contrastando con il clima solare e leggero del resto del disco, e soprattutto con il l'epico piano-rock di "Madness", che con la sua melodia orecchiabile ma complessa e ricercata e il suo andamento frenetico è sicuramente il brano più all'avanguardia di "A Single Man", insieme a "Song For Guy", toccante chiusura strumentale, che si regge in piedi alla perfezione anche senza la voce, al punto da essere estratta come singolo e addirittura entrare nelle hit-parade di mezzo mondo, cosa assolutamente impensabile ai giorni nostri.

Da segnalare l'inserimento tra le bonus tracks del singolo "Ego", un'elettrizzante e tagliente critica al mondo dello spettacolo, nonché una delle canzoni più sui generis, trascinanti e melodicamente geniali di Elton, troppo avanti per essere una top hit nel 1978, oltre che di un paio di ottimi outtakes di "Blue Moves", "I Cry At Night" e "Lovesick", che arricchiscono ulteriormente "A Single Man", che non è un album perfetto; il songwriting di Gary Osborne non è nemmeno paragonabile a quello di Bernie Taupin, la copertina con EJ bislaccamente agghindato da lord inglese non è il massimo e l'esito finale non raggiunge sicuramente lo spessore di album come "Madman Across The Water" o "Captain Fantastic..." ma a modo suo "A Single Man" è comunque un gran bel disco: fresco, ispirato e in linea di massima superiore alla quasi totalità della produzione ottantiana di Elton John.

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