È un destino triste e immeritato quello che il mercato discografico ha riservato a "Empty Sky", album d'esordio del giovane Reg Dwight, in arte Elton John: passare totalmente inosservato ed essere letteralmente sepolto dal successo epocale dei suoi successori senza neanche ricevere una rivalutazione "postuma", ed è un peccato perché questo è un signor album: certo, forse ancora un po' acerbo ma complessivamente di ottima qualità e intriso di un sognante pop dai contorni folk e psichedelici ben rappresentato dalle sfumature e dalle tonalità azzurro chiaro della copertina, che lo rende unico in tutta la discografia di EJ.

La titletrack di otto minuti e mezzo che apre l'album ci mostra un Elton John decisamente atipico rispetto a come siamo abituati a conoscerlo: si tratta di uno sbilenco rock psichedelico arricchito dai ritmi tribali delle congas e da un'incalzante linea di piano: è una canzone abbastanza pretenziosa, forse anche troppo, interessante ma mai veramente coinvolgente, così come non convince del tutto neanche la commistione tra sonorità psichedeliche e rhytm & blues di "Sails", abbastanza sgraziata e ripetitiva, ma le pecche si fermano qui: il resto di "Empty Sky" si attesta a livelli eccellenti, dalla rilassata e sognante "The Scaffold", arricchita dalle liriche di Bernie Taupin, evocative di paesaggi sconosciuti al brillante pop rock dal ritmo vagamente reggaeggiante di "Western Ford Gateways", introdotta da un bel riff di chitarra passando per la dolcezza e la semplicità della ballata "Lady What's Tomorrow", toccando i punti più alti nello struggente lirismo di "Skyline Pigeon" e nel cullante onirismo di "Val-Hala", stupendi acquerelli sonori folkeggianti arricchiti dall'affascinante suono dell'harpsichord e dalle magistrali prestazioni canore i un evocativo ed ispiratissimo EJ, senza dimenticare una perla come "Hymn 2000", formidabile con il suo incalzante e ipnotico pop-folk flautistico che sfocia in un ritornello di facile presa ma tutt'altro che banale e scontato.

Basterebbero queste ultime tre canzoni, a mio avviso tra le migliori di sempre nel repertorio di Elton John, per rivalutare questo sottovalutatissimo album, che si dimostra un esordio di ottimo spessore, in cui il binomio tra le musiche di EJ e i testi di Bernie Taupin dimostra fin da subito le proprie potenzialità, con l'unica "pecca" di non presentare nella tracklist la "Your Song" o la "Crocodile Rock" di turno che avrebbero garantito ad "Empty Sky" il successo e la considerazione che merita.      

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