Mesmerizzandosi tra il fruscio dei dischi d'opinione si rintracciava nel 1972 un album che schermiva gli stilemi del rock. Elton John, camuffato da monolocale con vista, rinchiudeva in una gabbia d'aria l'anacoluto del gracidante turpiloquio. Con la sobrietà e l'arroganza di un vicerè spagnolo inchiodava sul muro limaccioso delle opinioni personali le note della vellutata vanteria d'artista (che avrebbe perso qualche anno più tardi fra i suoi occhiali). Esempio (empio) di codardia geniale ci fornisce la lista fin dalla mescita senza pero apparire fallace o, se volete, frivolo. "I Think I'M Going To Kill Myself" cantava il nostro innaffiando le rose gialle del suo giardino. Probabilmente scriveva "Honky Cat" attento a non calpestare l'intonaco lilla del suo pignolo vicino, ma perbacco, già si poteva intravedere "Monna Lisa And Mad Hatters" scivolare sapida tra i bastoncini di cereali sparsi sulla pompa di benzina (vicino alla cuccia del cane). "Rocket Man", "Salvation", "Hercules", tutte le canzoni suonano, dopo la pausa, bellamente adagiate sopra un disco sempreverde e chic.
Se il fanatismo consiste nel raddoppiare gli sforzi (e gli sfarzi) quando ci si è dimenticati lo scopo, allora questo lavoro ci si ripresenta avverbio perfetto di una cena di casa.
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