Fortemente condizionati da matrimoni falliti, crisi depressive, tentativi di suicidio e problemi di droga gli anni '80 sono stati un periodo balordo anche del punto di vista artistico per Elton John: cominciati con un buon album di transizione, "21 At 33" (1980) e proseguiti un piccolo capolavoro di eclettismo e raffinatezza come "The Fox" (1981), seguito dal più semplice ma altrettanto valido "Jump Up!" (1982), forte di canzoni del calibro di "Empty Garden", "All Quiet On The Western Front", "Blue Eyes" e "Legal Boys" per citarne alcune trovano un punto di svolta con il ritorno di Bernie Taupin come paroliere unico e la riformazione della Elton John Band: risutato, due album come "Too Low For Zero" (1983) e "Breaking Hearts" (1984) ricchi di ottimi spunti quanto di canzoni assolutamente dimenticabili. Ulteriore deja-vu nel 1985 con il ritorno del produttore Gus Dudgeon e la situazione precipita definitivamente con "Ice On Fire" che, a dispetto del grande successo di "Nikita", vera e propria foglia di fico, si rivela noioso, impalpabile e pedissequamente allineato al synth pop e alla new wave tanto in voga all'epoca: risultato finale un fallimento bello e buono che trasforma EJ da illuminato Captain Fantastic a modesto gregario privo di idee.

Come ho già detto, "Nikita" è l'unica bella canzone di "Ice On Fire": come nel resto dell'album sono i sintetizzatori a dominare la scena ma in questo caso c'è una melodia calda e fluente che, unita all'eccellente interpretazione di Elton John e ai cori di Davey Johnstone e George Michael dà origine ad un grande evergreen, che però resta una piccola oasi nel brullo deserto di "Ice On Fire", in cui l'unico altro episodio che in qualche modo si discosta dalla mediocrità generale è una canzone abbastanza plasticosa come l'opener "This Town", con beats elettronici e sax di gusto smaccatamente 80's. Si segnala in negativo il secondo singolo "Wrap Her Up", dall'arrangiamento tanto pomposo quanto dozzinale, con il controcanto in falsetto di George Michael che riesce a rendere il tutto ancora più irritante; buio pesto anche per quanto riguarda le ballate, che non vanno oltre il rango di semplici episodi di mestiere ("Cry To Heaven", "Shoot Down The Moon" e soprattutto "Too Young", in cui non basta la presenza di Roger Taylor e John Deacon per risollevare le sorti di una melodia ripetitiva e mielosa).

Per il resto "Ice On Fire" è formato da canzoni allegrotte e invecchiate malissimo come "Soul Glove", "Tell Me What The Papers Said" e "Candy By The Pound", che fotografano bene tutti gli enormi limiti e difetti di questo album: freschezza e ispirazione pari a zero e la scelta di abbracciare totalmente un genere come il synth pop che, con tutto il rispetto, non mi risulta abbia lasciato tracce indelebili della storia della musica, oltre ad essere avulso allo stile di Elton John quasi quanto la disco di "Victim Of Love". La profonda crisi, sia a livello artistico che personale, si protrarrà anche negli anni successivi, almeno fino a "Reg Strikes Back del 1988 che, nonostante sia ancora spiccatamente 80's nelle sonorità si rivela ben più grintoso, ispirato e convincente di "Ice On Fire", vero e proprio picco basso nella produzione di questo a volte incompreso genio del pop.

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