Niente da fare, c'erano tutte le premesse, poteva, anzi, doveva essere la volta buona ma neanche a ‘sto giro ce l'ha fatta!
Ovviamente sto parlando di Elton John e del fatto che è da tempo immemore, più precisamente dai primi anni '80 di "The Fox" e "Jump Up!" che non riesce ad mettere due grandi album uno in fila all'altro, ma questa volta l'effetto yo-yo che affligge la carriera del pianista di Pinner dal 1992 è abbastanza inspiegabile: se "Duets" più che un vero e proprio album è una raccolta di covers assemblate alla bell'e meglio e "The Big Picture" è stato pesantemente condizionato da problemi di sovraesposizione mediatica nel caso di "Peachtree Road" i presupposti per realizzare un album che potesse tranquillamente reggere il confronto con il suo predecessore "Songs From The West Coast" (e con il suo successore "The Captain And The Kid") c'erano tutti: l'Elton John del 2004 è decisamente più defilato dallo star-system rispetto a quello del 1997, e abbastanza concentrato sulla sua musica e sicuro di sé da produrre in prima persona il disco, ma il risultato finale, nonostante le ottime premesse, è in assoluto uno degli album più mediocri, monocordi e poveri di idee del Nostro.
"Peachtree Road" è un disco quasi interamente imperniato su sonorità acustiche e arrangiamenti orchestrali; nessuna traccia di rock, undici ballate su un totale di dodici canzoni; nel complesso una noia mortale, eppure, almeno all'inizio, l'album sembra funzionare bene se non addirittura benissimo grazie alla stupenda piano-ballad "Weight Of The World", che "celebra" la ritrovata serenità e pace interiore di EJ, una canzone magistralmente arricchita da ariose orchestrazioni che riesce ad essere un'apertura di grande impatto nonostante il suo carattere sostanzialmente intimista, così come lo straordinario crescendo gospel di "Porch Swing In Tupelo", che rievoca gli scenari rurali della vita di un Elvis Presley ancora bambino. Peccato che dopo questi due colpi da maestro che sembrano preludere ad un capolavoro "Peachtree Road", diventa un elettrocardiogramma pressoché piatto, fatta eccezione per il piacevole country-pop "Turn The Light Out When You Leave", cantata dal vivo insieme a Dolly Parton in un eccezionale duetto tra "immortali" e la conclusiva "I Can't Keep This From You", sostenuta dalla gradevole linea melodica dell'organo hammond di Guy Babylon; tolte queste canzoni il resto dell'album è di una pochezza sconfortante: del tutto sciapo e inutile l'unico brano ritmato, "They Call Her The Cat", noiose e stantie tutte le altre ballate, che sembrano uscite da una versione acustica di "The Big Picture".
Tirando le somme "Peachtree Road" è forse il "miglior" album in assoluto tra i meno riusciti di Elton John, che sarebbe dovuto essere il logico seguito di "Songs From The West Coast" ma che per varietà stilistica, ispirazione e alchimia tra i singoli brani l'album del 2001 non lo vede neanche col binocolo. "Weight Of The World" e "Porch Swing In Tupelo" restano comunque due grandissime canzoni, insieme alla bella copertina sono l'unico motivo per ricordare un album altrimenti del tutto trascurabile, che come suo solito EJ saprà cancellare con il successivo e sontuoso "The Captain And The Kid", ma lui è fatto così, prendere o lasciare.
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