Ormai ho la prova definitiva, a dispetto dei santi e dei benpensanti, gli anni sono stati gentili con Elton John, il Re del Pop vive e prospera, fortunatamente per tutti coloro che lo hanno amato ma soprattutto per coloro che, perdonandogli un'infinità di situazioni mediatiche da far rizzare i capelli ed un bel po' di prove artistiche mediocri, lo amano ancora. Si, nonostante tutto Elton John è ancora lui, potete chiamarlo un miracolo, se credete a queste cose, per me è semplicemente una conferma; quanto ci si appassiona veramente ad un artista, specialmente una figura così affascinante e complessa come quella di Sir Reginald Dwight, si scoprono molte cose interessanti, molti dettagli e sfaccettature che consentono di guardare ben oltre i luoghi comuni e l'immagine preimpostata data dai media. Elton John non ha mai fatto veramente parte dello star-system, pur facendone effettivamente parte, ebbene si, non si spiega altrimenti l'immagine caricaturale che molti gli associano, la sua ingenuità nel gestire un personaggio ingombrante. Elton John non è Sting, non è Bono Vox, non è Mick Jagger nè Keith Richards, per fortuna, lo showbiz può essersi preso il suo personaggio pubblico, spesso si è preso anche la sua musica, ma alla fine Elton è riuscito a riemergere da vero vincitore, un vincitore che ha ritrovato il suo tesoro più prezioso, la sua arte.
Dopo il meraviglioso "The Captain And The Kid", un album che per i messaggi e le retrospettive in esso contenute poteva benissimo essere interpretato come un addio, dopo l'affascinante esperienza di "The Union", nata quasi per caso, in EJ si riaccende la fiamma, sente che può ancora dare qualcosa, e nasce così "The Diving Board". Elton e il suo piano, i testi di Bernie Taupin, qualche atmosfera "americaneggiante" retaggio di "The Union", semplicità, spessore e buon gusto, ed una voce che suona ancora meravigliosa; dolce, calda, espressiva, con quel timbro che si riconosce tra mille. Dietro a quell'apparenza imbellettata, dietro a quegli occhialini rotondi e fumeè ci sono ancora due occhi che brillano, c'è un Artista vero, c'è un bellissimo disco. Canzoni piano e voce, la più classica delle combinazioni, meno elaborato di "The Captain And The Kid" ma perfettamente equilibrato, perfetto, ispirato dall'esperienza. "The Diving Board" è semplicemente perfetto, molto più interessante, avvincente e riuscito del mediocre e sopravalutato "Peachtree Road", con cui tuttavia condivide la musicalità, mostrando livelli assai più alti di pathos e di carisma. Elton John non deve dimostrare niente a nessuno, gli basta essere sé stesso per essere meraviglioso, per dare vita a canzoni che nel loro insieme trasmettono una sensazione di grande tranquillità, un senso di confortante appagamento e soddisfazione, appena velato da un po' di malinconia. Il tutto attraversando momenti più leggeri ed altri un po' più sofferti, con un pizzico di gospel, soul, e R'n'B, questi sono gli ingredienti per un album elegantissimo e studiato alla perfezione, coerente nelle atmosfere e nella musicalità in cui spiccano parecchi istant classics, canzoni che non sono nulla di diverso da quanto già sentito in passato, ma che dimostrano una saggezza che difficilmente si riesce ad associare tra le migliori qualità di EJ. La serenità crepuscolare della classicissima "Oceans Away", la schietta vivacità di "Take This Dirty Water", cori gospel e fraseggi di chitarra elettrica in una melodia forte, bella e spavalda come "A Town Called Jubilee", l'inquietudine ed il respiro epicheggiante di episodi come "The Ballad Of Blind Tom" e "Oscar Wilde Gets Out", grandi esempi di storytelling firmato Bernie Taupin, ed ovviamente l'immutato fascino delle sue inimitabili ballads, "The New Fever Waltz", "Home Again" e "My Quicksand".
Ebbene si, piaccia o non piaccia, Elton John è sempre il numero uno, lo dice la storia, lo dicono le emozioni, lo dicono anche i suoi tanti errori ed i suoi passi falsi, mi piace pensare che, dopo "The Big Picture" e soprattutto la famigerata "Candle In The Wind 1997", il punto più basso del suo percorso artistico, qualcuno gli abbia detto "Ma che stai facendo, tu sei meglio di così!", forse il rinascimento eltoniano non è iniziato proprio così, ma in ogni caso ha dato vita all'artista che chi indaga un po' più a fondo delle apparenze e delle frasi fatte ha oggi la fortuna di conoscere. A questo punto non si può più dare nulla per scontato, non credo che "The Diving Board" sarà il suo canto del cigno, ma ad oggi è una degna conclusione per un genio della melodia tanto fragile quanto testardo ed incrollabile, per la storia più bella ed affascinante del Pop. Ed allora che tacciano i detrattori superficiali, i ragazzini e quelli che "buoni i primi album ma poi basta", zitti tutti, canta Elton John.
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