5 febbraio 2016. Arriva il grande giorno. Sir Reginald Dwight, per tutti Elton John, torna sul mercato con "Wonderful Crazy Night", il suo 32° album di inediti. Il singolo apripista è stato "Looking up", dove Elton parla del suo passato, come era successo già in recenti episodi, come "The Captain and the Kid". Un brano decisamente piano-rock, che dimostra come Elton dopo quasi 50 anni di carriera non abbia perso la sua riconoscibilità. L'album invece comincia con la canzone omonima, 3 minuti e 14 che rappresentano il biglietto da visita del disco, sicuramente più rock ed energico rispetto alle sue ultime produzioni. Altro brano da segnalare è il gioiello dell'album, e anche a parere di chi scrive, quella che spicca su tutte le altre, quella che si canticchia già al secondo, se non al primo ascolto: "Blue Wonderful", un pezzo persino un po' country che riesce a fondere perfettamente romanticismo e dolcezza, senza cadere nella tristezza, e nel quale sono presenti i cori, che fanno pensare immediatamente all'Elton dei gloriosi Settanta. Non mancano gli omaggi musicali, questa volta è toccato al reverendo Utah Smith, omaggiato in "I've got 2 wings". Dopo cinque pezzi come detto allegri e rock (vi sono anche "In the name of you" e "Claw Hammer", che però sembrano non dire molto) arriva il pezzo lento, "A good heart", destinato a trovare posto nella scaletta dei prossimi concerti del Nostro. Interessante la mescolanza di atmosfere tra pianistico e chitarristico, e una prova è il finale di "Guilty Pleasure", dove dopo aver terminato la struttura della canzone viene lasciato spazio al piano, dando al brano un valore aggiunto. Il finale dell'album forse perde un po', con "Tambourine" e "The open chord", due pezzi che entrambi richiamano a "Peachtree Road", il disco del 2004. La prima traccia richiama vagamente "I can't keep this from you", ma è la seconda ad avere una somiglianza ancora più netta con "Too many tears", altro brano di "PR". Il brano di chiusura tuttavia nel ritornello sale di livello, fino ad essere complessivamente tra i più apprezzabili della tracklist. Il lavoro contiene 10 canzoni nella versione standard, 12 nella deluxe, 14 nella superdeluxe con tanto di libro fotografico e Long Playing. L'Artista ha voluto fare le cose in grande da questo punto di vista per il suo grande ritorno, ad oltre due anni di distanza dal precedente "The Diving Board", un disco di pregevole valore ma non premiato adeguatamente dalle vendite. Stessa sorte che era toccata all'ancora precedente "The Union", dove Elton ha realizzato il sogno di collaborare con uno dei suoi miti di giovinezza, Leon Russell. Per questo disco si è ritornati quindi al quel pop-rock che ha sempre contraddistinto il pianista di Pinner strizzando però maggiormente l'occhio alle classifiche. Nasce così un disco energico e dove anche gli episodi romantici non cadono nella tristezza o in una eccessiva solennità. Lo stesso Reg nelle varie interviste rilasciate ha apertamente dichiarato di attraversare un momento veramente positivo, sia artisticamente che nel privato, e lo spirito di questo disco riflette questo momento. La band che lo ha accompagnato è divisa tra musicisti storici di Elton, come Davey Johnstone, prodigioso alla chitarra, Nigel Olsson e Ray Cooper, percussionisti di lunghissima data, ma anche reclute più recenti come Matt Bissonette al basso, Kim Bullard alle tastiere e John Mahon sempre alle percussioni. La produzione è stata ancora affidata a T-Bone Burnett, personaggio che aveva curato anche il precendente "The Diving Board". Elton coi musicisti ha dichiarato di essere ritornato ai metodi di lavoro degli anni Settanta, ovvero provare le canzoni poche volte e poi subito registrarle. Il disco è stato infatti registrato in soli 17 giorni, comprese le outtakes, quindi quasi una canzone al giorno. Elton parteciperà al prossimo imminente Festival di Sanremo, 22 anni dopo aver cantato con Ru Paul e 27 anni dopo la sua prima partecipazione, da cui scaturì il successo di "A word in Spanish" nel nostro paese. A "Wonderful Crazy Night" diamo 3,5 stelle, arrotondate a 4 per la grandezza del Compositore e del Paroliere. Già, quel Bernie Taupin senza il quale quasi mezzo secolo di grande musica non sarebbe stato possibile.

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