C'è un fatto sostanziale che divide le band che ritengono di dover "cavalcare l'onda" e quelle che invece le tendenze le fanno proprie, le miscelano, le coniugano con altre attitudini, le spezzettano, poi le riamalgamano ed infine le compattano, creando una macchina da guerra invulnerabile, connubio di potenza, epicità, folclore e genio.

La differenza sta' nell'attitudine, come già detto. Se questa è fresca e genuina, allora non ci si può aspettare che ottimi lavori. E questo è il caso degli svizzeri Eluveitie. Una giovanissima band composta da diversi strumentisti, e che comprende non solo la classica formazione chitarra-voce-chitarra-basso-batteria e magari tastiere, ma pure un variegato universo fatto di flauti, cornamuse ed altri "attrezzi del mestiere" che non rientrano nell'ortodossia Metal. Magari non saranno propriamente l'epigono di quello che loro chiamano la "New Wawe of Folk Metal", ma quantomeno dalla loro possono contare su di un muro di suono potente, calibrato e spropositatamente granitico.

Ascoltando le canzoni di questo album, poi, se si ha la mentalità tetra e conservatrice dei "puristi", allora quasi si grida allo scandalo, per quanto la sezione ritmica forsennata ed in linea con un certo qual Death Metal di matrice svedese, viene miscelata sapientemente con gli strumenti e i richiami al Folk e all'amore per le culture barbare antiche della terra svizzera.
Ogni pezzetto di questo disco riporta alla mente immagini forti ma, attenzione, non stereotipate. Quì non ci sono passaggi lunari né divagazioni troppo approfondite di certe nenie celtiche, né, infine, viaggi nei ghiacci nordici. Ogni nota, pur avvalendosi di strumenti tra i più vari e strampalati, trasuda potenza, velocità e soprattutto il background di fondo di questi giovani emergenti ragazzi che farebbe impallidire più di qualche "veterano" dedito al Viking o al Death Metal melodico.

Dunque si passa con facilità, e senza per forza doversi immedesimare troppo nei ruoli (a questo ci pensano già le forsennate cavalcate sonore presenti, che più che accompagnare l'ascoltatore, lo fiondano direttamente in un passato ancestrale e misterioso), dai richiami di guerra (Primordial Breath, Inis Mona, Bloodstained Ground) alle invocazioni pagane (Samon, Anagantios, Giamonios), sino ad arrivare alla commistione intelligente e che lascia a bocca aperta tra un Folk espressione dei migliori Ensiferum per esempio, e il tagliente e potente Death dei Soilwork.

Sarebbe però un peccato se dovessi valutare la caratura di "Slania" solamente appellandomi ogni volta ad un qualche aspetto specifico di ogni canzone: tutte, ma proprio tutte, costituiscono una catena inscindibile ed incandescente di vulcanica potenza connessa sempre a ritornelli, strofe e passaggi folk racchiusi l'uno nell'altro; facili da memorizzare, ma pure complessi se li si ascolta con attenzione. Ed in questo sta' la grandezza di questa band. Un'altra che farà strada. Soprattutto se proseguirà nella maniera onesta ed intelligente fin quì intrapresa e che, iniziata con il loro primo album "Spirit", le ha permesso di trasferirsi in un botto da una piccola etichetta indipendente (la Fear Music), sino ad un colosso come la Nuclear Blast, che certamente ne avrà capito le straordinarie potenzialità. Ed a ragione pure.

Dunque, questa è l'ennesima nuova originale uscita di questo nuovo anno. Da non lasciarsi scappare. Sempreché appreziate il genere, si capisce. Ma bisogna valutare che lo spettro degli eventuali fans ed estimatori degli Eluveitie, proprio per la loro tendenza a comminare diversi aspetti di diversi generi, è potenzialmente molto ampio, e dunque può darsi che non ci voglia poi tanto ad affezionarsi e ad appassionarsi alla loro attitudine.

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