Pubblicato nel 1989, "Spike" segna simbolicamente l'inizio di un nuovo corso nella carriera di Elvis Costello.
Un percorso affascinante e ricco di stimoli che proseguirà immutato anche in diverse opere successive grazie al quale, il poliedrico artista inglese, metterà in bella mostra tutto il suo eclettismo musicale e la sua straripante personalità abbracciando stili diversi e facendosi attorniare spesso e volentieri da illustri ospiti e collaboratori. Nelle intenzioni del suo autore "Spike" vorrebbe essere una maestosa opera di pop d'autore, brillante e variegata che, tuttavia, tende a soffrire di un'esagerata ridondanza di stili musicali che a tratti lo fanno sembrare inconcludente.
Quando inizia a registrare questo disco Costello ha in mente talmente tante idee da poter realizzare almeno cinque album. "Spike" raccoglie così in un solo disco cinque concetti differenti e probabilmente è per questo motivo che risulta leggermente scomposto. Quello che realmente manca a "Spike" è un leggero tocco di spontaneità negli arrangiamenti. Un po' di umiltà in più nel suono, a tratti enfatico, lo avrebbe reso certamente un grande disco visto la pregevolezza dei singoli pezzi che lo compongono. La spontaneità, infatti, Elvis Costello la trova solo nella tanto discussa e pubblicizzata collaborazione con Paul McCartney che regala a "Spike" il fortunato singolo "Veronica", uno splendido, trascinante e raffinato brano beat e l'audace esperimento psichedelico di "Pads, Paws And Claws".
Assai bella è anche l' iniziale "This Town", un brano allegro, un torrente di Rickenbacker con due ospiti d'eccezione: l'ex Byrd Roger McGuinn con la sua chitarra dodici corde e lo stesso McCartney al basso. Unico ed originale è pure il sound sprigionato dalla cadenza teatrale di "Let Him Dangle" che narra la vicenda di due giovani che trasformano una bravata in tragedia e che è resa efficace grazie alla chitarra sperimentale del bravissimo Marc Ribot e al piano di Benmont Tench. E' arrivati a questo punto che la già ricca tavolozza di colori di "Spike" si arricchisce ulteriormente di svariate e nuove sfumature che lo rendono brillante, variegato ma anche leggermente prolisso.
Elvis Costello libera la parte migliore del suo egocentrismo musicale e offre ai suoi ascoltatori nuovi percorsi obliqui che vanno a toccare svariati angoli ed aspetti della sua infinita creatività artistica. "Deep Dark Truthful Mirror" è un viaggio a New Orleans in compagnia del pianista Allen Toussaint e della Dirty Dozen Brass Band che ritroviamo anche nello swing fulminante di "Stalin Malone". Particolarmente bizzarre e strampalate risultano la waitsiana "Chewing Gum", la pepperiana strega "Miss Macbeth" e la jazzata "God' s Comic" con la sua singolare e fantastica vicenda paradisiaca. Negli altri episodi presenti nell' album, Costello ripercorre sentieri già battuti che regalano momenti che vanno dal puro romanticismo alla denuncia politica.
"Satellite" è una sensuale ballata con un decisivo contributo vocale di Chrissie Hynde, "Baby Plays Around" è sinceramente triste mentre "Last Boat Leaving", con il suo sentimentalismo, chiude in bellezza il disco. Assai emozionanti sono anche le due magiche nenie celtiche "Any King's Shilling" e l'evocativa "Tramp The Dirt Down" dove, accompagnato dal violino di Steve Wickham, Costello se la prende direttamente con l' ex primo ministro inglese Margaret Thatcher negli espliciti versi "When England Was The Whore Of The World, Margaret Was Her Madam".
Nella sua poliedricità mai nascosta, "Spike" si rivela l'ennesima opera che mette in mostra l'enorme talento e gusto musicale di Declan Patrick MacManus. Un disco piacevolmente ostico che, trascinato dal pop-beat del singolo "Veronica", riesce a scalare le classifiche diventando l'album più fortunato di Elvis Costello insieme ad "Almost Blue".
Carico i commenti... con calma