Elvis Costello non sta alle regole, è un musicista indisciplinato che non mantiene quello che la somiglianza con Buddy Holly richiederebbe, il suo slogan potrebbe essere: non solo r'n'r, non solo canzonette. Nella sua lunga carriera, si è mosso liberamente tra le varie sfaccettature del rock, mettendo insieme esperienze estremamente diverse. Il massimo è stato quando si è cimentato (accompagnato dai Brodsky Quartet), con sonorità da camera in "Juliet Letters", accolto bene da buona parte della critica, meno dal pubblico. Lui ha continuato indisturbato, trovando in un'autonoma ed intellettuale elaborazione di idee musicali, sempre nuove opportunità per dar sfogo alla sua mutevole vena artistica. La ballata rock è il terreno dove si sente più a suo agio, non intesa come rivisitazione, bensì la costante ricerca di vie alternative per dare nuovi sfoghi al pop.

Jake Riviera fondò la Stiff Records nel 1976, una casa discografica con una struttura agile, efficiente, in grado di pescare abilmente nella moltitudine di artisti in cerca di contratto. Oltre a Costello, tra gli altri furono arruolati i "Damned", "Graham Parker",  "Wreckless Eric", "Dave Edmunds", i "Pogues" e "Nick Lowe", figura chiave della carriera di Elvis, produsse i suoi primi lavori. "My Aim Is True" il primo disco inciso dall'artista nel 77, acclamato anche dalla rivista "Rolling Stone", lo propose subito come uno dei più promettenti artisti dell'ultima generazione.

"This Year's Model", è il suo secondo disco. Costello si è felicemente ispirato al beat inglese dei sixties. (Stones, Kinks). Le canzoni brevi, avvolgenti e ruvide, camminano svelte verso l'obbiettivo di un proprio linguaggio, un suono molto personale. Si va dal rock secco ed affilato di "Pump It Up" alla densa melodia  di "(I Don't  Want To Go To) Chelsea". Il disco, corredato da un sostanzioso extended play, ripropone tre demo, tra i quail spiccano "Big Boss" e soprattutto "Green Shirt", molto seducente in questa veste spoglia. Un esempio significativo di quello che in un'intervista Elvis intendeva per canzone vera: una melodia che arriva anche col solo accompagnamento di chitarra. Basta. Non c'è bisogno di stravaganze, orchestre, o grandi produzioni per farla vivere. (Purtroppo non ho trovato l'originale). In questo lavoro, Costello riesce a far suo lo spirito di quel periodo segnato da nuove tendenze, senza scivolare nella rudezza e la rabbia delle punk bands, collocando le sue composizioni in un contesto musicale più scorrevole, più accessibile

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