Gli Elyne non sono la classica band che ama soffermarsi più di troppo su quanto di buono fatto, cerca di andare sempre oltre. A un anno abbondante dalla nascita del progetto il gruppo ravennate ha infatti dato alla luce un bell’EP d’esordio intitolato “Syncretism”, suonato dal vivo in Europa e arrivando ad aprire gli show di Architects, Chelsea Grin e Being As An Ocean. Niente male per un gruppo alle prime armi no?!

Oggi li ritroviamo con quello che è da considerarsi il passo più importante per ogni band che si rispetti, il disco d’esordio. “What Burns Inside”, questo il titolo scelto, ci mostra una band decisamente cambiata nel modo di intendere musica rispetto all’EP, molto più sicura dei propri mezzi e proprio per questo attenta nell’evitare ogni facile accostamento al genere che diede loro il via in chiave musicale, il metalcore. Oggi di quel sound si sente ben poco, forse la sola potenza della sezione ritmica (decisamente più potente rispetto a prima), quello che si nota maggiormente è la forte virata verso territori post-hardcore che rendono gli Elyne decisamente più credibili agli occhi di tutti e a loro agio.

La forza di questa band rimane dal mio punto di vista la buona qualità del songwriting, non eccessivamente ricco di particolari ma attento nel dare la giusta dimensioni a brani assai diversi nel mood. Il grosso del lavoro è stato svolto sulle chitarre, dai tratti somatici nordici in fatto di perizia tecnica e abili nel dare ampio ossigeno alla struttura sonora attraverso ampi scenari melodici di buona fattura. Il dualismo vocale vede il growl rimanere tale e quale al passato, mentre decisamente migliorate sono le parti melodiche. Un bel ritorno insomma e un biglietto da visita validissimo questo “What burns inside”, da sfoggiare con orgoglio in Italia e all’estero soprattutto in chiave live, dove brani come “That is real” e “Behind the smile” riceveranno i meritati consensi da parte del pubblico.

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