Verso la fine degli anni '60 si verifica nel mondo del rock il fenomeno dei cosiddetti ‘supergruppi ‘. Si trattava, spesso, di formazioni composte da musicisti provenienti da band disciolte o comunque ensemble di virtuosi dello strumento, stanchi della disciplina imposta loro dal vecchio gruppo di appartenenza. Per capire meglio il progetto musicale degli Emerson Lake & Palmer si deve partire proprio dall'idea di ‘supergruppo‘ nella sua caratteristica formale basata soprattutto sulla capacità tecnica.

A quei tempi, infatti, Keith Emerson, leader insoddisfatto dei Nice e uno dei migliori tastieristi in circolazione, incontra a San Francisco Greg Lake, nuovo leader dei bassisti rock, deluso della disastrosa tournèe in terra americana con i King Crimson. Insieme decidono di formare una vera superband: inizialmente contattano Jimi Hendrix e Mitch Mitchell, ma il progetto sfuma per la diversa mentalità dei due e per il veto della casa discografica del ‘mancino‘. Ingaggiano così Carl Palmer, batterista degli Atomic Rooster e classica seconda scelta, in quanto in giro c'erano ‘mostri‘ più referenziali come Bill Bruford o Mike Giles, ma già impegnati. Ovviamente tre personalità così forti, egocentriche e megalomani non possono che usare, come nome della band, i propri cognomi assolutamente in ordine alfabetico.

L'avventura inizia il 23 agosto 1970 con un grandioso concerto all'isola di Wight insieme ai Doors, Joni Mitchell, gli Who e molti altri, mentre pochi mesi dopo giunge un ottimo debutto discografico con un album omonimo fresco, pieno di idee e suggerimenti. La loro reputazione di musicisti funambolici contagia il mondo del rock e l'attesa per il secondo lavoro diventa spasmodica. Quando nella primavera del 1971 esce 'Tarkus' in appena due settimane arriva al primo posto delle classifiche inglesi. Si parla immediatamente di capolavoro e la critica per l'occasione conia il termine ‘techno rock‘. In effetti questo disco arriva nel momento di massimo fulgore creativo con live spettacolari, ancora oggi presi ad esempio come tra i più esaltanti della scena rock; indimenticabili le coltellate di Emerson all'hammond che scatenano il delirio tra i fans. Una musica pregevolissima e dalle qualità illibate, ancora non avvolta dal freddo e sterile tecnicismo futuro.

In Tarkus l'esaltazione solistica di Emerson dovuta all'insolita formazione triangolare centrata sulle tastiere viene convogliata e messa al servizio di un lavoro corale dove i brani vengono sviluppati dalla sezione ritmica. L'artefice di questo equilibrio è Greg Lake, che a livello di produzione sposta il suono verso forme di rock raffinate, attento più alla passione interpretativa che alla perfezione esecutiva.

Registrato in sei giorni, Tarkus amplifica su schemi razionali ciò che i tre avevano raggiunto con l'entusiasmo nell'album precedente. La prima parte è la più ermetica e sperimentale: unasuite sviluppata in sette movimenti per una sorta di oscura favola preistorico - metafisica incentrata sulla battaglia tra l'armadillo cingolato Tarkus, raffigurato in copertina, e Manticore, altro mostruoso animale, il quale diventerà in seguito il nome della loro etichetta privata. Un concept imperniato sulla futilità della guerra e dell'eterna lotta tra il bene e il male con metafore letterarie che assemblano tutti gli elementi mitologici, favolistici e surreali cari ad altri gruppi dell'epoca quali Jethro Tull, Yes e Genesis. Gran parte delle composizioni si ispirano alla musica di Alberto Ginastera, un compositore argentino a cui Emerson attingerà anche in seguito. Questo disco mette a dura prova la coesione del gruppo perché Lake disapprovava apertamente certe scelte di Emerson volte soprattutto a sfruttare al massimo le scale sonore del sintetizzatore. Per creare una musica complessa e cupa, concepita e costruita su ‘esplosioni‘ sonore, dove su aperture classicheggianti e romantiche viene innestata una dinamica decisamente jazzistica, ovvero costruzione rigorosa delle linee armoniche e molto spazio all'estro solistico. Le tastiere di Emerson descrivono ambienti, si avventurano in cavalcate solistiche, si abbandonano in sognanti improvvisazioni, quindi il moog che lacera, distrugge. Le chitarre di Lake hanno la funzione di illuminare, di evocare, di dirigere i suoni e quando ‘strappa‘ le corde del basso rievoca come d'incanto la ‘ goccia ‘ del mare cremisi. Il drumming preciso e martellante di Palmer crea trame ritmiche intessute di mille rifiniture. Venti intensi minuti di miracoloso equilibrio sonoro che Lake ha spiegato così: ‘' Esistono nella nostra formazione due grosse personalità, che soprattutto dal punto di vista musicale creano il problema di un punto d'incontro. Io sono molto legato ad elementi sonori naturali, direi quasi ancora alla terra, come la voce, la chitarra acustica; Keith è invece un arista surreale e non a caso il suo pezzo forte è l'elettronica, il generarsi di suoni al di fuori della natura, un concetto assai diverso dal mio: giungere al punto d'incontro, alla fusione di questi elementi è lo sforzo richiesto dalla convivenza in una band ‘'.

La forza di Tarkus sta proprio in questa miscela tra musica energetica e la suggestione pittorica delle atmosfere, nel gusto descrittivo di ‘' Stone Of The Years ‘', ‘' Iconolast ‘' e ‘' Mass ‘' che sfociano nella bellissima ballata di Lake, ‘' Battlefield ‘' e la coinvolgente e intensa marcia militare di ‘' Aquatarkus ‘'. La seconda parte è divisa, invece, da episodi distinti tra di loro anche se la sostanza rimane la stessa. ‘' Bitches Crystal ‘' è una composizione dura, spigolosa, quasi un collage geometrico tra tastiere, sezione ritmica e voci, mentre la solenne ‘' The Only Way ‘' è una rilettura di un tema di Back. Un continuo alternarsi di sforzi e sensazioni; personalità e virtuosismo giocano un ruolo di primaria importanza come in ‘' Infinite Space ‘' e la seguente ‘' A Time And A Place ‘' dove si raggiunge una fusione impeccabile e interessantissima tra rock, jazz e reminescenze classicheggianti. Stupende anche ‘' Jeremy Bender ‘' e la finale ‘' Are You Ready Eddy? ‘', un rock'n' roll dedicato all'ingegnere del suono Eddie Offord. Presentato per l prima volta nel tour americano e anticipato dal singolo ‘' Stone Of Years ‘', il disco riscuote un grande successo commerciale anche negli Stati Uniti arrivando al nono posto delle classifiche. Bersaglio di aspre critiche e ampi consensi, Tarkus ha tracciato un capitolo forse emblematico, ma di sicuro interesse, arricchendo il rock di suoni nuovi e innovativi.

Basti pensare che in questo album il sintetizzatore raggiunge tutta la sua fisionomia di strumento completo e la sua dimensione funzionale di strumento solista. Un insegnamento di cui hanno fatto tesoro tutti quei gruppi che negli anni ‘70 si sono basati proprio sull'apporto dell'elemento elettronico. Dopo è giunta la perfezione fredda e retorica, la maniacale attenzione al lato tecnico. Ed è proprio l'assenza di contenuti formali e estetizzanti, di espressioni tecniche che hanno fatto di 'Tarkus' un'opera immensa e fondamentale. Una frase di Lake sintetizza questo capolavoro assoluto: ‘' So che la gente ci ritiene pretenziosi. Noi amiamo semplicemente scrivere e suonare. Ma le nostre musiche e i nostri testi non sono immediati: occorre prestare attenzione, e ogni cosa che richiede un impegno attivo da parte dell'ascoltatore può essere definita pretenziosa ‘'.

Un album che ha cambiato la storia del rock, un gioiello che splende ancora oggi, di luce propria, insuperato.

 

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