Dopo la "sbornia" classica di "Pictures At An Exhibition", gli E, L&P non ci pensano due volte a pubblicare un altro disco durante lo stesso anno (1972). Trilogy è il quarto album, e c'è da dire che anche questa volta Emerson e soci ci hanno preso alla grande. Qui il gruppo ci presenta composizioni nonchè buone, strumentalmente un poco più leggere al confronto dei precedenti dischi, che avevano un suono più ruvido. La copertina, che raffigura di profilo i tre, si associa quasi perfettamente alle atmosfere del disco. Proprio le copertine sono un mistero per gli E, L&P. Loro stessi raccontano che, chiunque gli faceva le copertine, dopo in qualche modo sarebbe morto! Una cosa del genere accadde con "In The Court Of Crimson King" dei King Crimson (band di cui faceva parte Lake). La celebre copertina del disco raffigura la faccia di un uomo molto spaventato, beh fatto sta che, chi la disegnò qualche giorno dopo morì d'infarto in mezzo alla strada... quell'uomo spaventato, era una premonizione di quel che poi sarebbe accaduto?

Torniamo al disco... Si apre il sipario con "Endless Enigma (Part One)". L'inizio viene affidato ai suoni cupi del sintetizzatore e agli stacchi violenti del pianoforte. Bonghi di sottofondo da parte di Palmer e sfumature di Basso, fanno per completarne pienamente il suono. L'Hammond fa la sua prima apparizione in perfetta conciliazione con il piano. Ora il timone è definitivamente affidato alla Tastiera Hammond, che accompagnata da una sottile linea di basso e una batteria ben marcata, ci guida in una delle tipiche improvvisazioni dei nostri ragazzi. La calma è tornata a regnare, lasciandosi trascinare dalla soave voce di Lake. Terminata questa parentesi melodica, le note dell' hammond si inalzano sempre di piu', fino a lasciare in prima linea il piano. "Fugue" (dal titolo che ce lo lascia intuire), è una fuga per pianoforte dallo stile inconfondibile di Emerson. Quasi al termine del pezzo (tra l'altro di poca durata), si possono notare fraseggi che riportano alla melodia del pezzo precedente. "Endless Enigma (Part Two)", è la ripresa del tema iniziale, reso in forma un poco diversa. Il finale è caraterizzato da un modesto acuto vocale di Lake, intriso a sfumatore di moog. Terminata questa mini-suite, è il turno di "From The Beginnig", dalla penna di Lake. Visto che il suo ruolo nel gruppo è di chitarrista/bassista, tutte le sue composizioni sono tipicamente per chitarra acustica (rare volte per Elettrica/Basso). Il pezzo inizia appunto con un arpeggio di chitarra acustica, subito dopo ritmica. La canzone poi si lascia andare tra sottofondo di Bonghi e assolo di chitarra elettrica. Emerson da parte sua, si limita ad assolo di sintetizzatore nel finale. In "The Sheriff", ecco finalmente un assolo della batteria di Palmer, che ne caratterizza l'introduzione. Nella sua complessività, il pezzo ci riporta ai ricordi di "Jeremy Bender" (Tarkus). Nel finale ascoltiamo un Emerson divertito nel suonare l'honky piano (tra l'altro elemento fondamentale per lo stile del Tastierista, che anni più tardi gli dedicherà una composizione: "Honky Train Blues"). Con "Hoedown" si cambia totalmente genere. Si tratta di un addattamento del Rodeo di Aaron Copland, Emerson ne fa di una "miscela" tra Moog e Hammond. Il Basso e la Batteria, contribuiscono a rafforzare di piu' il sound, rendendolo molto coinvolgente. È arrivato il momento di parlare della Title-Track. È la composizione piu' lunga di tutto il disco, dall'atmosfera angosciosa e misteriosa. Il brano in questione parte con una imitazione di Violini da parte del Sintetizzatore, per poi lasciarsi trasportare dalle note del Pianoforte e dalla voce rilassata di Lake. Segue una breve improvvisazione al Piano, per poi dissolversi in un incrocio sonoro di Moog. Lake si accompagna con la voce, "nascosto" tra i suoni dei Sintetizzatori, mentre Palmer scandisce un ritmo ben appagato, e Keith Emerson pensa bene di concludere questa maestosa composizione con un fraseggio Blues. "Living Sin" non ha niente da invidiare ai precedenti pezzi, si può dire che è il brano piu' cattivo, piu' duro di tutto il disco. Si svolge (quasi) tutto su un riff di Hammond, che accompagna la voce da "uomo nero" di Lake, con svariati acuti di rabbia. Qui, il ritmo di Palmer sembra essere "disorientato". La chisura del disco è affidata ad "Abaddon's Bolero", pezzo che lascia immaginare a una carica di bersaglieri, grazie sopratutto al ritmo ben in evidenza della Batteria. Il brano non ha caratteristiche, nonchè di un eseguire lo stesso tema musicale, ogni volta sempre piu' trasformato, per tutta la sua durata.

Insomma, una cosa interessante per le nostre orecchie! Trilogy è stato, (e lo è tuttora) un disco sopravvalutato per il fatto di essere piu' leggero dei precedenti album, ma non per questo da buttar via. Da qui in poi, il trio comincerà piano piano a modificare il proprio sound, e la cosa raggiungerà l'apice nell'album "Works". Ma nonostante ciò questo disco è divenuto leggenda, per le sue emozionanti quanto magiche, atmosfere.

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