4 aprile 1968

E' morto uno degli uomini che certamente hanno lasciato più di tutti una traccia indelebile nel cuore degli americani: Martin Luther King.

Gli Stati Uniti sono disperati, non guardano più ad alcun futuro, mandano i loro figli ad ammazzarsi in Vietnam, per una guerra che loro non hanno mai voluto, non hanno più speranze.

E poi arrivò lui: Bob Kennedy, meglio detto Bobby. Lui riuscì a ristabilire nel cuore di tutti gli statunitensi una nuova fiducia, coraggio e voglia di continuare, continuare a sognare di poter vedere 10 anni più tardi i loro figli camminare mano nella mano con una persona di colore, proprio come aveva sognato un tempo Qualcuno.

Come tutti sappiamo questo grande uomo non è riuscito a realizzare il Sogno, ma ha messo finalmente a nudo le realtà che fino a qualche anno prima i presidenti si rifiutavano di guardare in faccia, coprendole con promesse da marinai e nascondendole abilmente.

Questo film non vuole essere una cronaca di storia, vuole cercare di mostrarci come degli americani qualunque vissero questi intensi momenti di elezioni in cui si riusciva a realizzare, almeno nelle proprie teste, un futuro migliore.

Così ci racconta della storia di 20 americani che si trovavano per motivi più o meno differenti nell'Hotel Ambassador, in California, lì dove quella fatidica notte del 4 giugno 1968 Bobby avrebbe tenuto uno dei suoi più grandi discorsi, ma, soprattutto, lì dove sarebbe avvenuta la distruzione di qualsiasi speranza resuscitata.

Ed eccoci trasportati nelle vite di una coppia in crisi formata da una parrucchiera per star (Sharon Stone) ed un direttore d'hotel (William H. Macy), della sua giovane amante centralinista (Heather Graham) e della migliore amica (Joy Briant) anch'ella dello stesso mestiere, di due diciannovenni (Shia La Beouf e Brian Geraghty) che vedono in Bobby la loro unica salvezza dalla partenza per il Vietnam e della loro amica cameriera (Mary-Elizabeth Winstead), di due volontari di Kennedy (Joshua Jackson e Nick Cannon), di una cantante alcool-dipendente in declino (Demi Moore) e del suo disperato marito (Emilio Estevez), una studentessa (Lindsay Lohan) disposta a sposare un suo compagno di classe (Elijah Wood) pur di non vederlo partire come tanti altri verso la guerra, un cuoco afroamericano (Laurence Fishburne) , due dei suoi camerieri messicani (Freddy Rodriguez e Jacob Vargas) ed il loro crudele capo (Cristian Slater) una coppia affetta da alcuni problemi psicologici (Martin Sheen ed Helen Hunt), un portiere in pensione (Anthony Hopkins) e del suo amico distrutto dalla vecchiaia (Harry Belafonte) ed, infine, di un hippie spacciatore (Ashton Kutcher).

Nessuno di questi rimarrà immutato da quella notte, chi per un motivo, chi per un altro.

Ed ora guardiamo il presente.

E' cambiato qualcosa? Sono davvero sparite tutte queste guerre insensate? Davvero non esiste più il razzismo? Davvero non siamo più dei cittadini ma una COMUNITA'?

A questo puntava più di tutto Estevez, a farci vedere il passato con un'intensa riflessione sul presente ed uno sguardo furtivo al futuro.

Gli attori sono bravi (ad eccezione del terribile Ashton Kutcher, incomprensibilmente scelto per il ruolo), film più che consigliato, proprio ora che alla presidenza sta accadendo un evento finora unico, con una continuazione degli ideali esposti in tale film.

Un bianco ed una donna alla casa bianca.

Libertà... 

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