Dopo aver pubblicato quattro album, con fatica e grande dignità, il buon vecchio Marshall Bruce Mathers III, conosciuto principalmente come "Eminem", crea la sua prima raccolta ufficiale nel 2005. Per uno che veramente non sopporta i vari best of o greatest hits, questo non mi ha deluso del tutto tranne forse che, come la maggior parte delle altre raccolte, ha molti difetti, tra i quali il fatto di contenere le canzoni che hanno venduto di più trascurando alcune vecchie perle che invece meritano molto di più. Per fare un esempio, io al posto di "Sing For The Moment", dove il rapper canta sulla base strumentale della hit "Dream On" della rockband Aerosmith, avrei messo invece "Till I Collapse" o "White America", ma chiunque la può pensare come me come invece non rispettare la mia opinione. Le hit infatti hanno questo difetto, ovvero che non piacciono a tutti: il 50% ne rimane insoddisfatto.
Ora però analizziamo le varie canzoni contenute nell'album: Dopo una introduzione carina di trenta secondi, ecco che nelle casse rimbomba "Fack": la voce di Eminem sprigiona rabbia, la base è massacrante, il testo molto volgare ma reppato da Dio, con un Eminem in perfetta forma: ottimo quando in ogni strofa alterna momenti di sfogo con momenti di divertimento (basta pensare al ritornello, se cantato in italiano farebbe quasi ridere). Segue "The Way I Am", con una base semplice accompagnato da un ipnotico giro di basso e pianoforte insieme ai suoni di una campana inquietante: il testo parla di Eminem stesso, del suo rapporto con i fans e le accuse verso la violenza, il razzismo e i fatti di cronaca. Molto bello soprattutto il video della canzone e cantata dal vivo (una volta fu cantata insieme a Marilyn Manson, per chi non lo sapesse). Poi è il turno di "My Name Is", uno dei più noti inni dell'artista e il primo singolo di successo della sua carriera: canzone con un testo molto divertente, quasi demenziale, dove Eminem si sdoppia in più personaggi: anche il video di questa canzone è assolutamente divertente. "Stan" è un pezzo riuscitissimo cantato con la cantante Dido, che canta lo stesso ritornello di "Thank You", un suo vecchio cavallo di battaglia, mentre sulla strofa è compito di Eminem riempire gli spazi con i suoi testi, e questo si presenta come una specie di lettera scritta da un grande fan del cantante. "Lose Yourself" è l'essenza di Eminem: hip hop alla perfezione, con un gran bel testo, una bellissima base che non annoia nonostante si ripeti per tutta la canzone, uno dei suoi successi migliori che fra l'altro vinse l'Oscar per il suo film "8 Mile": una delle sue canzoni simbolo. All'improvviso arriva una hit mai sentita prima: "Shake That", una canzone buona anche se non da 10; nonostante tutto la partecipazione di Nate Dogg (pace all'anima sua) si fa sentire benissimo, anche se il testo non è uno dei migliori del Marshall.
Il ritmo travolgente di "Without Me" entra nelle orecchie e fa scatenare come non mai, è una delle canzoni più amate sia dalla critica che dai fan, con un gran bel ritornello e un'ottima (come sempre) interpretazione. "Like Toy Soldier" è una delle canzoni più impegnate dell'artista, sia nel testo che nella bellissima base. L'album prosegue con un altro grande inno: "The Real Slim Shady", è quello che portò all'artista il soprannome di Slim Shady, e il ritornello è uno dei più famosi e cantati. Nel testo parla di vari argomenti ma soprattutto cita vari artisti sia della musica che del cinema, tra cui Dr. Dre, Britney Spears, Will Smith e Moby, offendendo pesantemente il "suo modo di fare musica". Dopodiché vediamo un Eminem molto più dolce con "Mockingbird" che, insieme al singolo nuovo dell'album "When I'm Gone", è un testo più intimo, ovvero il difficile rapporto che ha con la figlia (di cui ha dedicato anche una canzone che porta il suo nome nell'album "The Eminen Show"). La prima sembra quasi una ninna nanna molto profonda, mentre la seconda molto più malinconica e arrabbiata, mette a nudo e crudo i fatti accaduto tra la ex moglie Kim e la figlia stessa. "Guilty Conscience" è uno dei pezzi più interessanti e, aggiungerei io, originali nel campo hip hop. Si tratta di una sfida tra le due conoscenze, ovvero l'angelo e il diavolo, interpretati rispettivamente da Dr. Dre e Eminem, di tre ragazzi protagonisti di un loro episodio di vita quotidiana (una rapina, uno stupro e un tradimento da parte della moglie). Molto bello il face-to-face cantato dai due rapper, grandi professionisti che ne fanno quasi una recita teatrale. "Cleaning Out Of My Closet" è un'altra canzone molto intima di Eminem, con una base non eccezionale ma un testo molto chiaro che si riferisce al passato del cantante, intento a cancellare tutto il male avuto. Ed ecco arrivare il turno di "Just Lose It", dalla intro simile a "Without Me" ma molto più lenta. E' una canzone con una base tutta uguale ma molto orecchiabile e prende in giro Michael Jackson sulle sue accuse di pedofilia e poi parla di sé stesso e delle sue "giornate no". Nonostante la canzone abbia avuto petecchie polemiche, fu un successo ed è una delle più famose dell'artista negli ultimi anni.
Infine abbiamo una traccia dal vivo cantata insieme a Elton John che suona anche il piano: è una bella versione riarrangiata del celebre "Stan". In compenso, a parte qualche piccola eccezione, questa hit mi ha sorpreso e mi ha permesso di andare più a fondo sulla carriera di questo rapper, anche se negli ultimi anni non mi convince più come in passato.
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