Per quanto il titolo dell'ultima fatica di Eminem sembri alludere ad una sorta di ritorno sulle scene, non siamo tuttavia di fronte al nuovo album del rapper bianco che abbiamo imparato ad amare/odiare. La raccolta di singoli pubblicata lo scorso anno da Marshall Bruce Mathers III (Curtain Calls: The Hits) era parsa a molti la fine di un'era, iniziata nel lontano 1999 con The Slim Shady LP.
Le voci che volevano il nostro intenzionato ad appendere il microfono al chiodo per dedicarsi alla produzione di nuovi talenti, magari prima di finire ucciso in qualche faida tra rappers, si erano fatte quasi assordanti già in occasione dell'ultimo album ufficiale Encore. Ancora una volta la realtà è invece ben diversa: The Re-Up è infatti la versione estesa e rifinita di un nastro non ufficiale ("street mixtape", questo il termine tecnico) originariamente registrato per promuovere nuovi artisti della Shady Records. Il nome di Eminem, nonostante i validi esordienti di cui si contorna e la presenza di comprimari di lusso quali il pupillo 50 Cent e alcuni elementi della posse D12, resta comunque l'unico vero motivo d'interesse per un ascoltatore non esclusivamente dedito all'hip-hop.
In questo album "collettivo", a differenza del passato, Eminem affida al suo mentore e padrino Dr Dre la produzione di un solo brano; l'impressione è che The Re-Up sia più che altro un "warm-up", cioè un giro di prova. Una prova per non si sa bene cosa; trattandosi di Eminem, siamo tuttavia certi che non passerà troppo tempo prima che l'instancabile rapper di Detroit riveli le sue nuove carte.
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