Ho voglia di intraprendere un viaggio, di andare lontano in un luogo sconosciuto ed onirico, così prendo l'album in questione degli Emperor (geniale band di black sinfonico norvegese), apro il mio lettore cd ed inserisco il prezioso supporto digitale, poi mi sdraio sul letto, chiudo gli occhi e lasciò che il tour inizi.
Immediatamente il mondo intorno a me si chiude in un vortice e al suo posto compare un luogo oscuro, tetro, ma allo stesso tempo affascinante e stranamente accogliente e, mentre un sottofondo soffuso e malinconico mi fa giungere alle orecchie le splendide note di "Alsvartr (The Oath)", si para davanti a me un vecchio che sono sicuro sarà la mia guida nella peregrinazione che mi attente. Senza dire una parola egli mi invita a muovermi e mentre scendiamo una collinetta la musica intorno a me cambia, non c'è più quella melodia tranquilla e medievaleggiante che mi aveva tenuto compagnia all'inizio, infatti ora vengo investito dalla furia cieca (ma mai caotica) di "Ye Entrancemperium", una cavalcata veloce, cattiva ma tremendamente epica nel suo stacco in voce pulita.
Completata la discesa e io e il mio compagno ci troviamo immersi in un sentiero completamente costellato da alberi altissimi le cui cime impenetrabili sembrano formare uno scudo verso il cielo e, mentre ammiro cotanta bellezza e assaporo l'odore della terra umida, le mie orecchie, ancora colpite dalla canzone precedente, si ritrovano a dover ascoltare quell'esempio di oscura poetica che è "Thus Spake the Nightspirit", durante la quale il vecchio che mi accompagna mi indica la fine del sentiero, dove luci di torce illuminano quattro individui seduti in cerchio che, tenendosi le mani invitano lo spirito della notte ad abbracciare le loro anime. Istintivamente mi accingo a raggiungere quegli uomini, ma la mia guida mi prende per un braccio e, conducendomi dietro un albero, per la prima volta mi parla e mi racconta di una secolare e perpetua battaglia che di lì a pochi istanti vedrà coinvolti quei loschi figuri, alla quale posso però solo assistere in silenzio.
Finite le sue parole, un rumore di zoccoli annuncia l'arrivo di altri uomini a cavallo, e coloro che prima erano seduti si alzano, impugnano le loro armi e, sulle note di "Ensorcelled by Chaos" inizia lo scontro. La battaglia è cruenta e scandita dalle devastanti bordate black di canzoni come "Loss And Curse Of Reverence" e "The Acclamation Of Bonds", ma ad un certo momento, mentre "With Strenght I Burn" riempie la mia testa con la sua avvolgente ed epica maestosità (il break in pulito è anche stavolta eccezionale), i quattro cavalieri oscuri, come impregnati dallo spirito che prima invocavano, hanno la meglio sui loro avversari, riposano le loro armi e come se nulla fosse si allontanano dal luogo della tenzone.
Il vegliardo esce da nostro nascondiglio e mi invita a raggiungere il luogo da cui sono partito, ma io continuo a guardare i guerrieri che si fanno sempre più piccoli ai miei occhi e lui, con un sorriso sarcastico, mi dice: "Sono i quattro imperatori e questo è il loro regno! Ora vai via, però, ti hanno tollerato anche troppo!". Così, sulle note della finale "The Wanderer", mi avvio verso la collinetta prima discesa e mentre salgo, mi sveglio dal mio torpore, riapro gli occhi e rimetto il cd nella sua custodia, sapendo che presto ricompierò di nuovo quel misterioso e bellissimo viaggio.
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