"...ET TENEBRAE FACTAE SUNT IN UNIVERSAM TERRAM usque in horam nonam. ET OBSCURATUS EST SOL, et velum templi scissum est medium…" (Novum Testamentum secundum Lucam, caput 23, scripta 44-45)
Mai il manto del Male giunse più a coprire così vaste regioni di questo nostro povero, misero mondo. Mai l'Oscurità fu più celebrata in così terrificante modo. Mai più l'Essenza del Buio si manifestò con cotanta potenza. Le Divinità dell'Ade ispirarono la mente e la mano dei quattro musici infernali e fero loro partorire "In The Nightside Eclipse".
Dalla monumentale intro sgorga un suono sulfureo, liquido, che introduce l'ascoltatore nei recessi di un mondo che non dovrebbe essere scoperto...
I devastanti riff di "Into the Infinity Of Thoughts" irrompono vorticando furiosamente in allucinanti giochi di assoli e voce che altro non sono se non un semplice preludio a ciò che la sinfonia dell'eclissi ancora cela. Lo scream di Ihsahn è sofferto, soffocato, claustrofobico nel riportare alla luce una delle quattro gemme nere che componevano il diadema di "Emperor". "Kosmic Keys To My Creations & Times" riemerge, svelando il suo arcano alone di gelo, prima occultato dalla caratteristica produzione grezza. La melodia è graffiata e distorta da un ferale assolo continuo che cresce e pare spegnersi in accordo con uno spettrale coro. Un ghiaccio tagliente, sottile, pervade il corpo prima della mente, si insinua in ogni singolo passaggio, in ogni esplosione vocale di Ihsahn. Su tutto imperversa un tirannico Faust, con un drumming che sembra scandire i pochi, pochissimi istanti che precedono Armagedon.
"Beyond The Great Vast Forest" sfoggia una potenza che la band non riuscirà più a toccare. Samoth e Tchort fondono una chitarra lancinante e un basso cupo, feroce, creando un suono unico e irripetibile che risuona per la traccia come un monito di Morte. Uno scream agghiacciante nella sua lacerante purezza apre "Towards The Pantheon". Lo schema melodico è massiccio, imperniato su un basso ossessivo in cui si insinua una chitarra gelida, descrivendo un incontro quasi sensualmente perverso. Una tenebrosa scala pianistica dalle gradazioni ipnotiche intorpidisce il corpo come un sonno malsano... "The Majesty Of Nightsky", baroccamente maestosa, inabissa la coscienza in un'introspezione malata. Samoth costruisce un sistema di assoli dalle crepuscolari sfumature attorno a un Ihsahn disumano, la cui voce narra i misteri del manto notturno con un riverbero maligno, che pare spegnere le stelle e offuscare gli astri gettando il cosmo nell'oscurità totale.
Ma l'atroce ascesa non ha ancora trovato il suo apice...
Quello stesso inno che aveva tormentato le vostre notti e che vi aveva allontanato dall'abbraccio di Morfeo risuona ora avvolto in una nuova, malefica aura. "I Am The Black Wizard", spogliata dal velo di impurità che ne aveva coperto la tetra bellezza, appare ora in tutto il suo oscuro potere
Un duetto feroce fra batteria e chitarra avviluppa uno scream dolorosamente perfetto. L'iniziale furia scema, sostituita da un'ansia crescente, che si evolve in un nuovo inserimento strumentale di violenza inaudita, stavolta impreziosita da un sinuoso assolo di angosciante fascino. La voce flagella la melodia sovrapponendosi superbamente alla chitarra, assumendone le stesse strazianti note. L'incedere impetuoso, fragorosamente assillante, si spegne all'improvviso per lasciare spazio al sorgere lieve di un coro che echeggia cupamente. Un growl vi si fonde nella parte finale risvegliando una potenza strumentale tetra e violenta. Lo scream velenoso e corrosivo sovrasta la melodia fino a storpiarne la complessità, abbrutendola e semplificandola fino a ridurla ad un'unica, ossessiva, infernale ripetizione di scream che svanisce lentamente in un silenzio gelido.
Ma non ci sarà tempo per la quiete. Un cupo giro di basso e batteria introduce un inserimento corale che celebra in lingua latina l'Angelo Caduto…le maestose e feroci sonorità di "Inno A Satana" si accompagnano ad uno scream che pare salire dagli inferi. Una parte strumentale intricata ed elegante si alterna alle violentissime irruzioni di un basso che ammorba con i suoi foschi lamenti una melodia che pare rimbombare fra le infinite navate della Cattedrale dei Dannati. Samoth vela le sequenze sinfoniche con lancinanti assoli. La cadenza è segnata da inquietanti pause in cui Ihsahn dialoga con un arpeggio tenebroso, subito seguito dal suddetto coro gregoriano, che ondeggiando, cresce d'intensità ripetendo ossessivamente il titolo della track, fino ad oscurare la voce. Un ultimo, spasimante sibilo... poi tutto è silente.
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