Nel panorama metal italiano mi sembra giusto ritagliare un posto di tutto rispetto per i romani En Declin. Romani come Novembre, Klimt 1918 e Room With A View, per certi versi simili almeno agli ultimi due menzionati, ma dotati di un loro stile tutto particolare che li fa emergere dalla massa. Il loro primo vero album del 2005 "Trama" (prima solo una demo) ha del pazzesco. Dico questo perché è raro trovare una band capace di confezionare un debutto di un così alto livello qualitativo. La produzione, la classe cristallina dei nostri ci fanno sobbalzare subito non appena avviamo il cd e ci incamminiamo per questa passeggiata in un bosco autunnale, che altro non è che la nostra anima, scandagliata nelle sue emozioni più malinconiche e dolcemente tristi. I nostri sono molto debitori non solo ai gruppi italiani già menzionati, ma anche e soprattutto degli Opeth di "Damnation" e degli Anathema più intimi ed acustici, con un bell'occhio puntato su una certa psichedelia. Il tutto si incanala nel grande filone del gothic rock ma ciò è riduttivo, andando anche a pescare nel progressive per certe aperture strumentali da brividi.
Il primo vero colpo al cuore arriva con "Until Bleeding", dall'incedere incalzante con sugli scudi la performance vocale di Maurizio Tavani, autore di una splendida prova, così come notevole il bassista della band, capace di intessere una struttura armoniosa ed equilibrata che va a sostenere questo brano (e i successivi) per tutta la loro durata. Tutto l'album sa molto di autunno, di foglie che cadono alle ultime calde luci del sole, ha il sapore nostalgico di un'altalena lasciata sola a dondolare perché che vi era sopra è dovuto rientrare in casa per fare i compiti. Tutta l'opera è intrisa di un folle spleen: si senta "1647", con le sue chitarre così dilatate e atmosferiche, che sanno anche lacerare quando è il momento.
Quando c'è della rabbia (il duo "My Anger" e "Still Anger") essa è misurata, controllata e ridotta a partiture acustiche che colpiscono forse più di mille pugni, perché queste canzoni sanno di cose non dette e di ripensamenti che danneggiano più degli insulti. E quando invece l'ira viene rilasciata è più una sofferenza da lacrime agli occhi, più un pianto disperato che un'invettiva.
L'album presenta comunque parti più animate e prettamente metal: il ritornello di "When Edge..." ne è un esempio, e dimostra come i romani sappiano destreggiarsi su più fronti.
L'atmosferica "A Passage..." chiude poi il disco, a conferma dell'ottimo lavoro svolto dalla band di Roma. Ma c'è ancora una canzone che devo menzionare, lasciata da me volutamente in fondo perché degna di tutta la vostra attenzione.
Strepitosa "Isquosadmove", aperta da un verso in italiano ispirato ad una poesia di Quasimodo, essa è un'intensa ballata via via sempre più calda e avvolgente, che mischia l'asprezza metal dei riff di chitarra con la limpida e poeticissima voce del cantante, il quale qui forse raggiunge il suo apice. La canzone in questione può essere presa a manifesto della musica degli En Declin, una musica per anime belle che conoscono la sofferenza, la tristezza e la malinconia, e che sanno vedere anche in esse la luce e che sanno riscaldarsi con il pallido tepore che queste emozioni sanno dare.
Imperdibile non solo per chi ama il metal (italiano e non), ma anche per chi sente il bisogno, di tanto in tanto, di farsi cullare da un autunno dalle tinte calde e consolatorie.
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